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Zoroastrismo - Religione dimenticata
Di: Silvano Demarchi
Gli Ariani, di origini indoeuropee, si dividevano in due rami,
gli Indiani e gli Irani. Parlavano all’origine la stessa lingua e avevano la
stessa religione poi, in seguito a varie divisioni, i primi diedero vita ad una
concezione mistica liberatrice dal mondo, i secondi invece ad una concezione
opposta, più pragmatica, interessata al destino dell’uomo e accompagnata da una
visione profetica. Gli Irani divenuti stanziali, dediti alla pastorizia e
all’agricoltura, per le loro scarse capacità difensive erano spesso soggetti a
scorrerie che depredavano greggi e coltivazioni e pare che da questo fatto
nascesse l’idea dualistica di bene e male. Il Dio supremo dell’antica
tradizione Ahura Mazda si sdoppiò in Ormuzd (dio del bene) e Ariman (dio del
male) con le loro rispettive corti angeliche e diaboliche. Zaratustra oppose
alla concezione fatalistica la sua religione o etica della responsabilità per
cui occorreva combattere con tutti i mezzi il male e far trionfare il bene. E
così anche Ahura Mazda trionferà alla fine sul principio del male, un “Dio
etico - come osserva E. Balducci – che non chiede tanto estasi e
solitarie ascetiche, ma una milizia attiva” (1). Le armi per combattere il
male sono: pensiero puro, parola pura, azione pura. Prima della riforma di
Zaratustra era in voga un panteismo naturalistico in cui venivano personificate
le forze benevole o malevole della natura e Zaratustra combatté il politeismo
per affermare il monoteismo.
Zaratustra o Zoroastro, profeta dell’antico Iran, operò tra il
VII e il VI sec. a.C.. Allora i popoli iranici erano sparsi non solo in Iran ma
nell’Afganistan e in quelle regioni che fecero parte dell’URSS. Della vita del
profeta, riformatore della vecchia tradizione politeista, si sa poco e molto è
affidato alle leggende che sorsero su di lui.
Il padre era di stirpe regale e quando
nacque il bimbo la terra tremò, i ruscelli cantarono; i malvagi tramarono
contro di lui e tentarono di ucciderlo. Appena adolescente si ritirò in
meditazione nel deserto e lì i Deva, demoni che nei Veda sono invece
tramutati in angeli, lo tentarono promettendogli potere e ricchezza, ma lui
rifiutò, dicendo: “No, io non rinnegherò la buona religione degli adoratori
di Mazda, no, anche se vita, membra ed anima dovessero disgregarsi”.
Allora il Dio buono gli apparve.
Cominciò la sua predicazione ma incontrò ostacoli e incomprensioni, come tutti
i profeti nella loro patria, finché nella Battriana ebbe la fortuna di
incontrare un Re buono e comprensivo, Visthaspa, che lo ascoltò, lo protesse e
infine si convertì al suo insegnamento, così che la religione di Zaratustra
divenne religione di stato. Morì all’età di 77 anni, secondo una tradizione
combattendo, secondo un’altra per un fuoco caduto dal cielo.
Come si vede, alcuni episodi ci richiamano aspetti analoghi
della vita di Gesù, di Krishna, di Budda, di cui non esiste una spiegazione
storica e trattandosi di leggende, di miti, l’unica spiegazione è da ricercarsi
nella teoria junghiana degli archetipi dell’inconscio collettivo.
Tutti i grandi personaggi, soprattutto religiosi, sono
circondati da questo alone mitico che vuole mettere in risalto la grandezza del
compito che sono stati chiamati a svolgere.
Segnano le tappe della vita del fedele. Come il battesimo
nell’Ebraismo e nel Cristianesimo, anche in questa religione avviene l’ingresso
nella comunità del fanciullo e della fanciulla in un’età compresa tra i 7 - 9 o
15 anni, attraverso una cerimonia d’iniziazione. In essa l’iniziato deve
indossare una camicia e una cintura dai chiari significati simbolici, la prima
significa “la buona via”, la seconda nel suo triplice avvolgimento
attorno alla vita indica: Dio, la fede, il profeta. Altra cerimonia religiosa è
il matrimonio (sempre preferito rispetto al celibato in quanto assicura
la continuità della razza e della religione) avviene di regola davanti al
sacerdote che pone ai futuri sposi la seguente domanda: “Desiderate
impegnarvi in questo contratto con pura mente fino alla morte?”. Seguono
delle benedizioni.
L’ora solenne della morte, come in tutte le religioni, è
la parte più importante del rito. Il corpo morto, considerato impuro perché
privato dell’anima, viene posto nella Torre del Silenzio, esposto al
sole e divorato dagli uccelli rapaci che entrano dal foro superiore. Le ossa
che rimangono vengono poste in una fossa comune dove il ricco e il povero,
senza distinzione, mescolano insieme la loro polvere.
L’anima, dopo la dipartita dal corpo che l’ha ospitata, al
quarto giorno passa sul ponte di Cinvat, dove il buono è separato dal cattivo,
e viene giudicata.
A coloro che hanno seguito la via del Bene, Mazda darà il regno
della salvezza, mentre gli altri avranno l’inevitabile castigo.
Non è certo se vi fosse la reincarnazione, che invece compare
come cosa sicura nell’Induismo e nel successivo Buddismo, anche se in un libro,
il “Desatir”, se ne parla esplicitamente. Ciò è comune alle religioni
cosiddette monoteiste dove esistono idee favorevoli ma poco chiare, mescolate
ad altre che la escludono.
Simbolo caratteristico dello Zoroastrismo è il
fuoco, “la più pura delle cose create” che tende verso l’alto e come
tale esprime “la nostra ansia per una più alta Vita” (2). Il fuoco viene
tenuto continuamente acceso e custodito in appositi tempietti.
E’ il testo sacro dello zoroastrismo o mazdzismo che ha valore
di rivelazione divina. I Gatha o canti composti dallo stesso Zaratustra
sono la parte più antica, scritti in una lingua più arcaica; gli Yasht
sono testi posteriori costituiti da inni in onore di varie divinità minori; i Videvdat
riguardano varie questioni relative ai demoni. “La redazione finale
dell’opera in un dialetto iranico, detto appunto avestico, è successiva al
secolo IV d. C.; in essa si trovano tracce di una tradizione orale precedente…
la lacunosità e l’estrema oscurità del testo accentuano le discussioni e i
dissensi tra gli studiosi nell’interpretazione e nella traduzione di moltissimi
passi dell’opera, la cui interpretazione resta ancora aperta” (3).
“La volontà del Signore è legge di giustizia; la ricompensa del
cielo è per le opere che qui nel mondo si compiono per Ahura Mazda che apre il
suo regno a chi protegge i poveri”. L’etica è
incentrata sulla scelta tra il bene e il male, il comportamento deve essere
guidato dal retto pensare, retto parlare, retto agire. Chi pratica queste virtù
è un giusto. L’amore alla pace, alla giustizia, alla verità e alla terra che
non deve essere contaminata è vivamente raccomandato come virtù suprema.
Accanto a queste elevate norme etiche esistono però dei precetti e delle forme
di punizione che per noi appaiono assurdi, ma che sono presenti anche nella
Bibbia e nel Corano: retaggio di una mentalità legata alla razza e
all’ambiente, dura a morire.
Nella predicazione di Zaratustra il politeismo non è
completamente scomparso, essendo il suo orizzonte costellato dai Salvatori,
mentre rimane il dualismo, ma con una riserva che il Dio del Bene Ahura Mazda
alla fine trionferà sul principio del male, per cui la religione può
considerarsi monoteista, come è universalmente riconosciuto.
Il dualismo di bene e male esiste già nell’uomo: “Ci sono due
spiriti irriducibilmente opposti, nel pensiero, nella parola, nell’azione.
L’uno apporta la vita, l’altro la morte. I due spiriti si affrontano in ogni uomo
e in ogni popolo, e si affrontano dalle origini fino alla fine dei tempi”
(4). Spetta all’uomo, alla sua libera scelta e al senso di responsabilità
seguire il principio del bene, consapevole che dovrà sostenere una dura lotta.
Non quindi un’estasi liberatoria ma un attivismo dinamico per trasformare la
vita e il mondo è la nota caratteristica di questa nuova visione, fortemente
pragmatica, in linea con
Dopo
il trionfo ottenuto sotto la protezione e conversione del re Achmenide
Vishtaspa e di Ciro il Grande (600-
La fine di questa dinastia e le
vittorie degli Arabi sostituirono questa religione con l’Islam ma una parte,
fedele alle antiche tradizioni, preferì l’esilio al dominio musulmano ed emigrò
nell’India, presso Bombay dove attualmente si trova la comunità più numerosa.
Ancora una volta l’India si è dimostrata culla di tolleranza contro
l’intransigenza e la bellicosità dell’Islam. Questa migrazione ha dato luogo al
Parsismo e Parsi sono i lontani seguaci di Zaratustra che si calcola siano
circa 180.000 sparsi nel mondo, di cui 100.000 nella parte nord-occidentale
dell’India, dove si batterono per l’indipendenza del Paese e furono parte
attiva nell’industrializzazione dello stesso, pur essendo una comunità chiusa,
per cui si è Parsi per discendenza.
Spiace
che una religione di così elevati principi e di riti suggestivi, che predica la
giustizia, la pace, la responsabilità delle scelte, che per prima ha
individuato la duplicità di bene e di male come struttura ontologica del cosmo
e della vita umana sia destinata alla dimenticanza e quasi alla scomparsa
rispetto ad altre religioni più rozze sia dal punto di vista metafisico che
etico. L’aver fatto leva sul senso di responsabilità dell’uomo nella scelta del
bene e contro il male è un titolo di merito etico e sociale non trascurabile.
NOTE:
(1) Ernesto
Balducci, Storia del pensiero umano, Edizione Cremonese 1986, volume
primo, pag. 42.
(2)
J.G.S. Taraporevala, Apologia del Parsismo, A. F. Formiggini Editore,
Roma 1928, pag. 72.
(3)
Enciclopedia Garzanti Filosofica, Milano 1981 sotto “Avesta”.
(4) Ernesto Balducci, id.
pag. 42.
(5)
cfr. Enciclopedia delle religioni, Garzanti, Milano 2000, sotto la voce “Parsismo”.
Altri testi consultati: Luigi Paggiaro, La civiltà della Persia e la riforma religiosa di Zaratustra, Ed. Giardini, Pisa 1956; R. C. Zaehner, Zoroastro e la fantasia religiosa, Il Saggiatore, Milano 1962.