I labirinti della Teosofia

 Di: Atala Dorothy Toy

Il percorso del labirinto, che è una via, non è la via, potrebbe osservare un taoista nel completare il tragitto di un labirinto, che continuamente si inverte.

Per oltre 5000 anni lo stesso modello classico di labirinto è stato usato per scopi diversissimi, quali creare il sistema di fortificazioni di una città, il portare acqua in una zona arida, favorire la meditazione nella propria vita spirituale ed equilibrare la mente dei bambini che soffrono di disturbo bipolare. Inoltre, per quante volte una persona percorra lo stesso labirinto, vive sempre una nuova esperienza.

I labirinti sono antichi reticoli energetici che, nei secoli, hanno avuto alti e bassi di popolarità. Li abbiamo visti sulle pareti di antichi templi, sul vasellame, sui pavimenti, come schemi per piani di battaglia e fortificazioni, e come motivi che si sono integrati col paesaggio a creare luoghi potenti e pieni di energia.

Nel 2001, ad Atlanta, in Georgia, si è radunato un gruppo di appassionati che ha fondato la Labyrinth Society, che immediatamente ha dato vita a un progetto di gruppo per definire con precisione i molti ambigui termini storicamente associati con tale figura. La definizione di labirinto che ne è risultata (definizione che si può trovare sul sito www.labyrinthsociety.org) è di “un singolo sentiero o strumento unidirezionale per la trasformazione personale, psicologica e spirituale. Si ritiene che i labirinti accrescano la corretta attività cerebrale”. Ciascun percorso del labirinto viene chiamato circuito.

Il sito web in questione distingue tra labirinto e dedalo perché “un dedalo può avere più di una entrata e numerose ‘possibilità di scelta’ lungo il percorso. Le pareti solitamente sono alte, così da impedire la visione esterna. E’ concepito per essere un rompicapo per la parte sinistra del cervello”. Un dedalo, per sua stessa natura, si diverte a confondere il cammino verso la verità, forzando l’individuo ad osservare in maniera creativa e a scegliere tra molte strade, alcune delle quali non vanno da nessuna parte!

Un labirinto, per contro, è un luogo sacro che con dolcezza, ma inesorabilmente, dirige non solo alla sorgente, ma fa anche tornare al mondo esteriore. Ciascun labirinto porta con sé un certo spirito, che gli deriva sia dalle attività che vi hanno luogo, che dal luogo stesso. Un labirinto che viene continuamente percorso dai pazienti di un ospedale svilupperà un genere di energia diverso da quello di uno che venga percorso da un ricercatore spirituale in un luogo di quieto ritiro meditativo.

Durante una passeggiata in un labirinto, cosa che solitamente richiede circa venti minuti, “la mente si calma, il respiro rallenta, il tempo si dilata. Il labirinto può essere usato come sentiero per la preghiera e la meditazione”, sempre secondo il sito web della Labyrinth Society. “Esso può essere usato anche come strumento di discernimento, considerando l’esperienza sul piano metafisico”. A seconda del proprio orientamento e dei propri bisogni, percorrere un labirinto può portare in viaggio nei regni astrologici, nella trasformazione personale dei problemi, tra le ottave musicali, nell’arcobaleno dei colori, tra i sette chakra, al riequilibrio fisico e mentale, o verso il silente e meditativo riequilibrio. Può anche essere un semplice, gioioso divertimento.

Un labirinto può avere senso orario o antiorario. Il suo orientamento è determinato dalla direzione della prima svolta dopo l’ingresso. I labirinti che hanno senso antiorario hanno una frequenza più intuitiva mentre quelli con senso orario sono orientati più verso l’esterno. Jeff Saward, storico internazionale del labirinto, stima che approssimativamente i due terzi dei labirinti classici antichi siano orientati in senso orario, mentre i due terzi di quelli classici moderni abbiano senso antiorario. La ragione di ciò non è stata accertata sebbene pare sia molto probabilmente connessa con un bilanciamento dell’energia per quel particolare momento. Pertanto, gli antichi tendevano più a stabilizzare l’energia per un uso sul piano fisico, come per esempio per le fortificazioni delle città, mentre i moderni fruitori cercano più spesso una via di accesso allo spirito. I labirinti della Società Teosofica hanno tutti un orientamento antiorario.

Modelli di labirinti

Ci sono vari modelli di labirinti. Uno dei più antichi e più comuni, quello classico, è stato rintracciato su pareti, vasellame e monete di migliaia di anni fa. Esso è associato alle tradizioni della natura e il suo modello di base è impostato sulla forma di un seme, che si sviluppa in maniera organica.

La porta d’ingresso del labirinto classico può partire da qualsiasi direzione ed è spesso determinata dalle energie del luogo. La collocazione di tale labirinto viene di solito fatta con la rabdomanzia, ponendo alla terra stessa varie domande, tra cui: “E’ giusto che il labirinto venga collocato qui? Questa forma è appropriata? Dove dovrebbe essere il centro? Di che dimensioni dovrebbe essere? E quale direzione avere? Ci sono altre caratteristiche che andrebbero incluse?”. Per molti costruttori di labirinti classici il potere di tale struttura viene dalla terra e dalle interazioni della sua forma con le energie del luogo.

In tale categoria è incluso il dedalo, basato sullo schema greco. Mentre questo modello squadrato sembra “snodarsi” lungo un percorso lineare, è stato dimostrato che la sua forma di base si sviluppa in quella del labirinto classico circolare. Il labirinto romano è una variazione classica: di forma quadrata, rotonda o poligonale e spesso collocato sui pavimenti, forse in origine veniva usato come mezzo di stabilizzazione delle energie e di protezione di tale area. C’è anche il labirinto classico tridimensionale che si ha quando il modello viene adattato alla topografia del luogo. Uno tra i più famosi siti del genere è quello di Glastonbury, in Inghilterra, un sito sacro dall’energia molto elevata, un labirinto a sette giri che scende a cascata sui lati. I costruttori di labirinti talvolta ne realizzano di topografici, attorno ad un albero o ad un masso tondeggiante, o che si adattano ad una particolare configurazione del terreno. E’ un modo eccellente per riequilibrare l’energia del posto. Il modello classico di labirinto ha configurazione simile al cervello e percorrerlo è una danza con le forze dell’universo. Proprio come nella vita, lo scopo è raggiungere la fonte centrale, ma il cammino che vi porta talvolta sembra allontanarsi, talvolta avvicinarsi alla meta, finché finalmente si arriva al centro. A questo punto il ricercatore comprende che il suo viaggio è compiuto solo per metà: poiché egli deve riportare l’energia della fonte fuori, verso il mondo.

Un'altra definizione del modello classico è quella di labirinto cretese, dal suo collegamento con Creta ed il Minotauro. In questo mito greco, un mostro dalle fattezze di mezzo toro e mezzo uomo viveva al centro di un labirinto che, come riportato nelle antiche monete cretesi, aveva una forma classica. Al Minotauro venivano sacrificati giovani ateniesi, sia maschi che femmine, finché l’eroe Teseo, aiutato da Arianna, figlia del re Minosse di Creta, alla fine uccise il mostro. I cretesi, che all’epoca (metà del secondo millennio a.C.) erano una nazione potente, usavano forme tipiche del labirinto in architettura, nelle arti e nelle fortificazioni.

L’efficacia del labirinto classico nel controllare e proteggere risale a migliaia di anni fa. Se ne trovavano descrizioni negli antichi testi che parlavano delle favolose offensive militari in senso circolare dei Kaurava nella battaglia di Kurukshetra, descritta nel Mahabharata. E’ interessante notare che in questi diagrammi si trova un’entrata in senso orario. Altri antichi testi descrivono le famose mura difensive di Troia, a forma di labirinto classico. Questo schema difensivo fu esportato nelle città di tutto il Mediterraneo, su fino alle isole Britanniche. Una città che usasse questo modello veniva spesso definita “città troiana” nel linguaggio locale. In tempi moderni al labirinto classico viene talvolta sovrapposta una ruota della medicina, cosicché l’individuo che lo percorre non sta solo facendo un tragitto circolare, ma è pure consapevole dei cambiamenti ciclici che accadono durante il percorso.

Gli indiani Tohono O’odham dell’Arizona hanno, come parte della loro tradizione spirituale, un modello chiamato l’“Uomo nel Labirinto”. Questa immagine di labirinto in stile classico ha come significato il viaggio che ciascuna persona deve intraprendere, attraverso questo cammino tortuoso, che rappresenta difficoltà ed opportunità della vita.

I labirinti runici sono stati attivati negli ultimi vent’anni. In questo sistema ciascun giro viene controllato da un rabdomante che cerca l’energia delle rune che si manifesta in ciascun punto particolare e qui viene nascosto un glifo. Quando le persone percorrono il labirinto, si fermano in ogni punto specifico e si immergono in quella particolare energia runica, per poi proseguire.

Il labirinto medievale è evoluto, all’inizio di tale epoca, come decorazione delle chiese, e viene creato usando la geometria sacra; viene di solito progettato su carta e poi applicato al sito. Talvolta viene definito labirinto di Chartres, poiché tale disegno si trova sul pavimento di quella cattedrale francese. Il labirinto medievale è perfettamente rotondo e si divide in quattro parti di egual misura, che assieme formano una croce. Il suo potere nasce dal percorrerlo come viaggio metafisico di meditazione sulla coscienza cristica. L’entrata del labirinto medievale di solito è ad ovest, cosicché l’individuo inizia rivolto ad est, da dove nasce il sole (il Figlio risorto)1. Un labirinto medievale è focalizzato specificatamente sulla teologia: esso è considerato dai suoi sostenitori come una forma di preghiera del corpo o preghiera in cammino, che porta colui che lo percorre a Dio.

Ci sono anche forme libere di labirinto, create con disegni unici, e unite nella loro definizione di “sentieri labirintici unidirezionali o vie multiple, disegnate non per confondere ma per accentuare le percezioni spirituali o le energie che danno la pace interiore”. Tali sono spesso quei labirinti disegnati per adeguarsi a luoghi particolari o come forme d’arte.

Percorrere il sentiero

Per quale ragione percorrere un labirinto? Come per tutte le grandi forme di saggezza la risposta è semplice. Le ragioni potrebbero riempire volumi. Sono stati scritti centinaia di volumi per spiegare il valore intrinseco e la natura infinitamente affascinante di questi disegni.

Percorrere il labirinto classico a sette giri come fosse un viaggio attraverso i cakra è estremamente energetico. Nel diagramma si può osservare che i sette circuiti sono numerati dall’esterno in sequenza. Questo si lega ai sette cakra:

1.    cakra di base. Le proprie relazioni con l’universo;

2.    cakra sacrale. Le proprie relazioni con la comunità in cui si vive;

3.    plesso solare. La propria percezione di sé;

4.    cakra cardiaco. Il punto di unione del corpo umano con il tutto, l’equilibrio tra i cakra più bassi e quelli più elevati;

5.    cakra della gola. Come si esprime la propria verità;

6.    terzo occhio. Come vediamo la verità;

7.    corona. La propria relazione spirituale con il tutto.

Inoltre ci sono altri due livelli:

8.    la sorgente stessa;

9.    il mondo esteriore in cui il labirinto, o individuo, risiede.

Quando si percorre il labirinto si procede con la seguente sequenza: 3-2-1-4-7-6-5-8. Questo all’andata. Per uscire, si va al contrario: 8-5-6-7-4-1-2-3 e così facendo si emerge tramite il “canale della nascita” nel mondo esteriore.

Il cammino attraverso i sette giri si può considerare come il viaggio verso l’autorealizzazione. Si entra attraverso il plesso solare (3) chiedendosi: “Chi sono?” e poi si procede nella definizione di se stessi secondo la propria comunità (2) ed il mondo (1) prima di realizzare che la risposta è veramente dentro di sé e focalizzarsi così sul cuore (4). Il cuore ci dice che la risposta è spirituale e così si cercherà di andare verso la sorgente, arrivando fino al cakra coronale (7). Ma qui comprenderemo che la risposta è più complicata di quel che sembrava e così andremo verso il terzo occhio per avere la saggezza (6) e poi al cakra della gola per trovare il modo di esprimere quello che abbiamo sperimentato (5). Solo allora saremo assolutamente pronti per entrare nell’unica sorgente da dove tutto scaturisce (8). Ora che siamo centrati nella sorgente e guardiamo fuori comprendiamo di essere solo a metà del viaggio. Una volta acquisita tale conoscenza della fonte si è obbligati a tornare, per lo stesso sentiero energetico, per portare questo messaggio al mondo (9).

John Algeo, Vicepresidente internazionale, ha fornito una interpretazione astrologica dei labirinti (cfr. Explorations, nel numero di gennaio-febbraio 2001 del Quest). Algeo vi descrive così il significato di ciascun percorso, insieme ai pianeti ed ai giorni della settimana, tradizionalmente associati ad essi:

3. Marte. Desiderio, martedì;

2. Giove. Auto-identità, giovedì;

1. Saturno. Mente empirica, sabato;

4. Sole. Vitalità, domenica;

7. Luna. Forma, lunedì;

6. Mercurio. Intuizione, mercoledì.

5. Venere. Mente pura, venerdì.

Algeo ha pure correlato i sette circuiti con i sette principi della Teosofia. Come citato in un articolo de The American Theosophist che parlava del seminario di studi che Algeo ha tenuto nel 1995 a Stil-Light, questi abbinamenti mettono in relazione per esempio “Marte alle passioni (kama), Venere all’intuizione (buddhi-manas), la Luna all’eterico (linga-sharira) e Saturno alla mente inferiore (kama-manas)” (cfr. Lewis Lucas, “The Labyrinth at Stil-Light”, The American Theosophist, inizio inverno 1995, pag. 11).

Preghiere per risolvere i problemi

Nel suo libro Labyrinths, Sig Lonegren fornisce molti modi di costruire e lavorare con questa forma di energia terrestre. Egli spiega come percorrere un labirinto per risolvere i problemi personali. E’ molto simile al percorso dei cakra, in questo caso focalizzandosi su un tema specifico che si desidera chiarire mentre si attraversa il mondo dell’energia.

Alcuni spiriti liberi che non gradiscono avere spiegazioni limitanti, preferiscono percorrerlo e sperimentarlo. Robert Ferrè, un costruttore di labirinti molto famoso, si riferisce a questo definendolo “fare quattro passi con la propria anima”. Egli fa notare che i movimenti energetici negli esseri umani e nella natura hanno forme circolari, proprio come quelle di un labirinto e raccomanda che le persone facciano semplicemente una domanda e lo percorrano. Solo una passeggiata: essendo pazienti, tranquilli, attenti, aperti e non insistenti, perché una risposta non si può forzare: essa deve unicamente discendere nella nostra consapevolezza.

I ragazzi spesso considerano il labirinto come un gioco e lo percorrono per il semplice piacere di farlo, mentre gli adulti spesso trovano estremamente liberatorio il farlo.

Si può anche percorrere il labirinto a passi di danza con un partner. Danzare nel labirinto è un rituale antico, talvolta chiamato Danza di Crane, che veniva eseguita in cerchi pagani come ingresso nella primavera o a simbolizzare il riemergere alla vita dopo la morte dell’inverno. Tale danza è stata un tempo molto popolare, come si può dedurre dai numerosi editti della chiesa medievale che vietava le danze nei labirinti all’interno delle chiese.

Circa un decennio fa, un appassionato di labirinti, John Appleton, osservò che due persone potevano attraversare quasi tutto il labirinto tenendosi per mano. Oggigiorno, ai raduni degli appassionati di labirinti, la Danza di Appleton viene eseguita talvolta come una piacevole esperienza sociale e talvolta come una sperimentazione profonda dell’unione tra tutte le forme viventi dell’universo.

Per più della metà del viaggio entro il labirinto, due persone possono camminare assieme. Ma all’inizio ed alla fine del percorso, ognuno deve procedere da solo. Per eseguire questa danza: i compagni (o un gruppo di individui) determinano la questione o l’energia sulla quale desiderano lavorare assieme. Mentre uno sosta all’ingresso del labirinto, un altro mette la questione nelle mani delle energie spirituali, depositandola alla sorgente e domandando alle energie spirituali stesse un’appropriata consapevolezza che gli permetta di risolverla o comprenderla. Nel cammino di ritorno per uscire dal labirinto egli viaggia, per esprimere la nuova consapevolezza, attraverso il cakra della corona (7), il terzo occhio (6) ed attraverso il cakra della gola (5) prima di raggiungere quello cardiaco (4), così dimostrando che la comunicazione richiede un lavoro con gli altri. A questo punto egli congiunge le mani con il suo compagno, che sta attendendo all’inizio del suo personale sentiero di autocoscienza (3). I due condividono l’energia fino al momento della loro separazione, quando la seconda persona andrà verso il centro del labirinto, mentre l’altra ne uscirà per offrire il messaggio all’intero mondo esteriore. Nell’uscire, il secondo individuo può completare il cammino singolarmente o condividere un percorso similare con il prossimo che sta attendendo all’entrata del labirinto.

Fisiologia ed equilibrio terrestre

Al giorno d’oggi viene svolto un grande lavoro per comprendere i benefici fisiologici del percorso nel labirinto. Questo accade quale risultato delle osservazioni da parte dei facilitatori, i quali hanno rilevato che adulti e bambini con problemi nell’apprendimento spesso escono dal labirinto con almeno un piccolo miglioramento temporaneo nelle loro capacità cognitive. Tale osservazione ha generato un certo numero di studi medici orientati in questa direzione. Si è capito che le molte inversioni di marcia da destra a sinistra e da sinistra a destra, sperimentate durante il cammino entro il labirinto, causano una reazione vestibolare che riequilibra temporaneamente le attività logiche ed artistiche del cervello. In termini profani, viene generato un fluido cerebrale che si muove avanti e indietro sulla linea mediana del cervello stesso, la qual cosa aiuta ad equilibrare ed integrare le differenti capacità situate nelle parti destra e sinistra. Tale integrazione rimane per un certo periodo dopo che l’individuo è uscito dal labirinto. Qualche volta, quando il labirinto viene percorso continuamente, tali benefici divengono più permanenti. Per questo motivo, così come per la pace che viene generata, alcuni ospedali in tutto il paese hanno fatto costruire dei labirinti sui loro terreni.

Camminare è una parte essenziale di tale processo di guarigione, poiché il corpo è una macchina che elabora, sintetizza e realizza quello che la testa può solo congetturare. Quando qualcuno non può percorrere il labirinto da sé, farlo salire su un cavallo, permettendogli così di sperimentare il labirinto, può parimenti avere dei grandi risultati benefici. In tal caso, viene combinata la nota energia terapeutica del cavallo con quella del labirinto. Alcuni terapisti stanno lavorando con i cavalli ed i labirinti nell’assistere i bambini disabili nell’apprendimento e quelli con problemi di bipolarismo, dislessia, disturbo da mancanza di attenzione e disturbo da mancanza di attenzione per iperattività. In questo caso, viene utilizzato un labirinto appositamente costruito con sentieri più larghi del normale, da tre a otto piedi2, in modo che un cavallo possa percorrerli. Un terapista spesso cammina accanto al paziente.

I rabdomanti, quei formidabili individui che utilizzano bacchette e pendolini per scoprire ed usare l’energia, spesso includono i labirinti nel loro lavoro per cambiare, alleviare, aumentare ed ottenere energie benefiche in un particolare pezzo di terreno o per la Terra stessa. Si è spesso osservato che nei labirinti ci sono polle o flussi d’acqua e questo genera la classica domanda: “Chi si è formato per primo?”. La forma del labirinto ha la capacità di richiamare e trattenere l’energia in una zona e vi si possono trovare spesso mucche, pecore ed altri animali che pascolano o sostano. Il labirinto classico è stato ritrovato fra i giganteschi disegni nazca in Perù. Si è ipotizzato che questi misteriosi diagrammi avessero molteplici scopi, tra i quali quello di servire come mezzo per attirare l’acqua in quell’alta, inaccessibile, arida regione.

I labirinti teosofici

In quattro Centri Teosofici in America si possono trovare labirinti in stile classico. Questi servono per le comunità locali ma aiutano anche a tenere collegati tali centri di meditazione al campo unificato di coscienza che la Società Teosofica incarna.

Agli inizi del 1995 John Algeo, che a quel tempo era Presidente della Società Teosofica in America, cominciò a tenere conferenze sull’importanza del labirinto per la vita spirituale, inclusa una relazione durante la riunione della Federazione Teosofica Inter-americana nel 1998, dal titolo: “Il Labirinto della Vita”, mentre nel 2001 ha scritto “Il Labirinto: breve introduzione alla sua storia, al suo significato ed al suo utilizzo” per la rivista The Quest. Quell’estate Algeo e Diana March parteciparono ad un ritiro presso il Centro Teosofico “Stil-Light” nel North Carolina, dove hanno condotto un gruppo di studio nel quale i partecipanti hanno preparato e costruito un labirinto con le pietre. (Sfortunatamente il Centro Teosofico “Stil-Light” non è più operativo). Da allora, Algeo e March hanno tenuto ciascuno delle conferenze e gruppi di studio sul valore del labirinto sia negli incontri a livello regionale che nazionale.

Tutti i labirinti teosofici sono in stile classico a sette giri e sono continuamente utilizzati dalle persone nelle rispettive zone. Ma qui le analogie finiscono, poiché ogni labirinto è fatto con materiali diversi ed è stato integrato nel paesaggio in maniera unica. Ognuno è un lavoro in corso fatto in cooperazione tra la terra, gli spiriti del luogo, le energie della Società Teosofica e delle persone che lo percorrono.

Il più conosciuto tra i labirinti teosofici è l’Olcott Labyrinth presso il quartier generale della Società Teosofica americana a Wheaton, Illinois. L’Olcott Labyrinth è tenuto in grande considerazione dagli appassionati ed è inscritto nella lista mondiale dei labirinti conservata dalla Labyrinth Society. Cinquanta piedi di diametro, è costruito con un pavimento circolare di pietre disposte in un campo di ghiaia e collocato su un prato d’erba ad ovest dell’edificio L.W. Rogers. La sua apertura si trova a nord. La costruzione del labirinto è stata implementata da John Algeo durante il suo mandato come Presidente nazionale. Neil Harris lo ha assistito nella predisposizione e Dan Doolin è stato il responsabile della direzione dei lavori sul terreno con l’escavazione e la costruzione delle fondamenta. Con la supervisione di Diana March, i Giovani Teosofi, organizzati da Joam McDougall, hanno prestato la loro opera per la realizzazione della sagoma del labirinto in cemento, contornato da ciottoli.

In anni recenti, la Società Teosofica ha organizzato una passeggiata annuale, all’equinozio di primavera, nell’Olcott Labyrinth per i suoi membri e per il pubblico. Altri centri di meditazione regionali hanno pure programmato eventi formali occasionali nei loro labirinti e tutti i labirinti sono in genere aperti al pubblico durante il giorno.

Gli altri labirinti teosofici si trovano presso:

-     il Centro di meditazione Pumpkin Hollow, a Craryville, New York. Sito al centro dell’Adirondacks, questo labirinto ha un diametro di 33 piedi con un’entrata collocata a est. E’ stato costruito durante un gruppo di studio sui labirinti nel giugno del 1996 con pietre di quarzo, che abbondano in questa zona. Mentre i suoi costruttori lo stavano progettando, hanno chiesto alle energie della terra, che scelsero non la collocazione voluta dai progettisti, ma una situata a venti minuti buoni di cammino, su una tranquilla e boscosa collinetta all’estremo opposto della proprietà. I visitatori spesso portano pietre di quarzo e le aggiungono a quelle già presenti. Fiori selvatici crescono fra le pietre, tracciando ulteriormente il contorno dei circuiti.

-     la Krotona School of Theosophy, ad Ojai, California. Il Krotona Labyrinth, costruito nel 1997 quale risultato di un gruppo di lavoro coordinato da John Algeo, è stato progettato da Diana March. Questo labirinto ha un diametro pari a 39 piedi. Ha un ingresso ad ovest ed è situato in un prato vicino alla Krotona School, con una vista sulle montagne circostanti. In origine era stato fatto con polvere di gesso, e poi completato con pietre collocate da chi lo percorreva.

-     a Camp Indralaya, nelle Isole Orcas, nello stato di Washington. Diana March si è recata nello stato di Washington nell’aprile del 1999 per tenervi un gruppo di lavoro sui labirinti presso Camp Indralaya. Questo labirinto, il cui diametro è di 28 piedi, è stato costruito con materiali che si trovavano in quel luogo: pietre, conchiglie e legnami. E’ collocato in un prato appena dietro e sottostante (a nord) la sala da pranzo principale. La radura si trova in una scogliera sopra la baia di Judd, che è parte di una più grande insenatura chiamata East Sound.

Note:

1. Nel testo inglese gioco di parole tra rising sun (sole che sorge) e risen Son, Figlio risorto).

2. Un piede misura m. 0,3048.

Bibliografia:

-          Conty Patrick, The Genesis and Geometry of the Labyrinth, Rochester, Vt.: Inner Traditions, 2002.

-          Ferré Robert, Constructing Classical Labyrinths, St. Louis, Mo.: Labyrinth Enterprises, 2002.

-          Church Labyrinths, St. Louis, Mo.: One Way Press, 2001.

-          Lonegren Sig., Labyrinths, New York: Sterling, 2001.

Tratto da The Quest, novembre-dicembre 2008.

 Traduzione di Patrizia Moschin Calvi.

 Torna a Pagine di Teosofia

 Torna a mappa del portale

 Torna a homepage

 Statistiche