La continuità della Teosofia

 Di: Antonio Girardi

         Ci sono due errati luoghi comuni che spesso animano le considerazioni sulla Teosofia e sulla nascita ed attività della Società Teosofica fondata da H.P. Blavatsky, H.S. Olcott ed altri pionieri dello spirito, nel 1875 a New York.

         Da un lato c’è chi – come Guénon ad esempio – ritiene che la Teosofia prima di H.P. Blavatsky coinvolga un numero poco significativo di pensatori e filosofi e non rappresenti quindi una vera e propria “tradizione” in grado di  essere erede di correnti di pensiero dei secoli precedenti; dall’altro lato ci sono studiosi che riconoscono sì l’esistenza di una corrente teosofica all’interno della cultura europea fra il 1500 ed il 1800, da Jacob Boehme a Louis Claude de Saint Martin e oltre, ma vedono la nascita della Società Teosofica come un elemento di rottura rispetto al fluire di questa corrente.

         Entrambe le posizioni paiono non cogliere fino in fondo la realtà dei fatti e finiscono per “interpretare” la storia piuttosto che riconoscerne l’oggettività dei fatti.

Guénon infatti, forte del suo pregiudizio antiblavatskiano e del suo scarso amore nei confronti della cultura cristiana tedesca (Le Théosophisme, histoire d’une pseudo-religion, Parigi 1921) finisce per ignorare una serie notevole di autori e di mistici che hanno tenuto vivo il sentire teosofico all’interno dell’Europa cristiana, specie protestante, dall’inizio del 500 ai primi decenni dell’800. Si pensi in proposito a Valentin Weigel (1533-1588), ad Henrich Kunrath (1560-1605), a Jacob Boehme (1575-1624), a Johann Georg Gichtel (1638-1710), per arrivare a Martinez de Pasqually (1727-1774), a Louis Claude de Saint Martin (1743-1803), a Franz von Baaden (1765-1841) ed alla Natur Philosophie (1815-1847).

         D’altro canto chi vede solo elementi di discontinuità fra le diverse correnti teosofiche europee e la nascita della Società Teosofica, finisce per non tenere in considerazione tre fondamentali aspetti:

1. il lavoro storico-filosofico non può disconoscere l’esistenza di un collegamento (se non di una continuità) fra la tradizione platonica, quella dei neoplatonici alessandrini dei primi secoli dopo Cristo, per arrivare all’esplosione “neoplatonica rinascimentale”, alle forme europee di Teosofia sopra considerate e, infine, alla nascita della Società Teosofica (si veda in proposito A. Girardi “Neoplatonismo e Teosofia” in Unità della Vita, Ed. Teosofiche Italiane, Vicenza 2008, pagg. 121-128);

2. la Teosofia non è portatrice di un pregiudizio anticristiano, al contrario. Attraverso il metodo dell’osservazione e dell’indagine mentale la Teosofia finisce per evidenziare i principi e le leggi universali che esprimono quell’Eterna Saggezza che trova espressione nelle varie forme delle tradizioni religiose, cristianesimo compreso (si veda: La cristologia de La Dottrina Segreta e l’esegesi moderna”, Edoardo Bratina, R.I.T. luglio e agosto/settembre 2008);

3. il movimento teosofico moderno ha il merito di aver creato un vero e proprio ponte fra Oriente e Occidente, aprendo la strada non solo ad approcci di tipo interculturale ed interreligioso ma anche a quella visione olistica della realtà che ha ispirato il metodo sistemico sistemico per la comprensione del reale ritentando quindi una composizione unitaria – nel rispetto dei differenti approcci – fra filosofia, religione e scienza.

         Tutto ciò appare ancor più evidente se si mettono in correlazione alcuni principi fondamentali del neoplatonismo [- credenza in una essenza (divinità) infinita, radice di tutte le cose; - natura immortale ed eterna dell’Uomo in collegamento con l’anima universale e con l’essenza; - Teurgia (possibilità quindi per l’uomo di collaborare con il lavoro divino)] con quelli che caratterizzano la corrente teosofica europea [- esistenza di un triangolo Dio-Uomo-Natura; - recupero del mito biblico della Creazione ed enfasi sulla sua interpretazione; - possibilità di accesso diretto dell’uomo al Mondo Superiore] e la Teosofia post 1875 [- intelligenza suprema quale unica realtà immanente e trascendente; - Legge Universale di equilibrio e recupero del concetto di karma; - armonia dell’Universo nell’evoluzione].

         Proprio lungo i “fili” che collegano questi principi, va trovata la profonda unità di un sentire forse “eretico” rispetto ai poteri dominanti ed alla natura, e dunque spesso vilipeso e offeso, ma certamente ricco di spiritualità e portatore costante dei semi del rispetto, della tolleranza, dei valori della libera ricerca e della maieutica socratica, che tutti si riflettono nei concetti di Unità della vita e di Fratellanza Universale senza distinzioni di sesso, razza, credo, casta, colore e di quant’altro la mente separativa proponga all’essere umano.

 

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