HELENA PETROVNA BLAVATSKY: ENIGMATICA MESSAGGERA DI SAGGEZZA

Scritto da  Roberto Fantini

Un prezioso libro di Paola Giovetti per esplorare la vita, la personalità e l’opera della geniale fondatrice della Società Teosofica.

Sono poche davvero, nella storia contemporanea, le donne di grande statura intellettuale e morale che possano rivaleggiare con Helena Hahn (meglio nota come Helena Petrovna Blavatsky), per come e per quanto siano state celebrate e, al contempo, calunniate.

Bene ha fatto pertanto Paola Giovetti, ricercatrice e divulgatrice molto nota e molto attiva nel campo degli studi sul paranormale e sull’esoterismo, a dedicarle un libro che merita la piena riconoscenza non soltanto da parte dell’intero mondo teosofico, ma anche da parte di tutti coloro che hanno a cuore l’onestà intellettuale e la ricerca del vero, al di là dei pregiudizi e delle facili etichette.

Si tratta, infatti, di un lavoro coraggioso che mira a contrastare con lucidità le immagini di Madame Blavatsky sedimentatesi nel tempo, sfortunatamente dense di marchiature di segno negativo, tendenti a farla apparire come una sorta di stravagante ciarlatana, dotata, tutt’al più, di qualche capacità medianica. La Giovetti, infatti, rifuggendo altresì da tentazioni apologetiche, è riuscita a ridefinire efficacemente quest’interessantissimo personaggio femminile, mettendone assai bene in luce sia gli aspetti più enigmatici e bizzarri, sia l’indiscutibile caratura spirituale. Il quadro che ne scaturisce, pertanto, è quello di una donna dal fascino straordinario che, in maniera assai anticonformista, ha saputo dare vita ad un movimento culturale di vastissimo respiro, animata e sostenuta dalla volontà di scardinare dogmatismi vecchi e nuovi, di allargare gli orizzonti della conoscenza relativa alle potenzialità della psiche umana, di creare (in contrapposizione ad ogni settarismo e ad ogni intolleranza) un rapporto di rispettosa apertura e collaborazione fra le varie religioni del mondo, di favorire l’incontro culturale fra oriente ed occidente (spazzando via secolari pregiudizi), di promuovere un forte sentimento di fratellanza volto ad archiviare le divisioni di carattere religioso, culturale, sessuale, ecc., che per millenni hanno frantumato ed avvelenato l’intera umanità.

Difficile dire con certezza chi  veramente sia stata Helena Petrovna Blavatsky, non a caso definita suggestivamente la “Sfinge del XIX secolo”. La sua complessa personalità è rimasta, infatti, in buona parte inespugnabile anche per i suoi più stretti collaboratori. Scrive, a tale proposito, infatti, il colonnello Olcott, cofondatore della Società Teosofica:

Per me ella è una donna straordinaria, divenuta il canale di grandi insegnamenti, l’agente incaricato di un compito grandioso. Ed è appunto perché la conoscevo meglio di chiunque altro che lei mi sembrava un grande mistero, più grande di quanto sembrasse agli altri. Era facile a chi la vedeva soltanto parlare come un oracolo, scrivere profondi aforismi, interpretare la saggezza nascosta nelle scritture antiche, considerarla come un angelo in terra e baciare il suolo dove passava, Per loro, lei non era un enigma. Ma per me, il suo collega e il suo amico più intimo, che ha condiviso con lei i dettagli più prosaici della sua esistenza di tutti i giorni, ella è rimasta un problema insolubile.” (p.55)

E, senza pretendere di risolvere il mistero, ma per consentirci di crearci liberamente una nostra adeguata opinione, Paola Giovetti ci ha offerto una dettagliata e ben documentata ricostruzione della sua vita, a cominciare dall’ infanzia (per quel poco che è dato sapere) e dai suoi viaggi avventurosi, agli incontri con straordinari personaggi, alla fondazione della Società Teosofica, alla produzione delle sue immense opere di filosofia esoterica (“Iside Svelata”, “La Dottrina Segreta” e “La Chiave della Teosofia”), fino agli ultimi travagliati anni della sua esistenza.

Ne è uscito fuori un libro denso e ben strutturato, ricco di informazioni e, pertanto, decisamente invitante sia per chi ha già familiarità con simili problematiche, sia per chi si troverà ad accostarvisi per la prima volta.

Particolarmente degni di nota i capitoli riservati alle sue opere maggiori e quelli finali dedicati alla diffusione della Società Teosofica nel mondo e ai tanti grandi personaggi che entrarono in contatto con essa (Gandhi, R.Steiner, Krishnamurti, ecc.).

Ottima, poi, la scelta di aver dato spazio ai commenti giornalistici apparsi al momento della morte di Madame Blavatsky, come quello apparso sul New York Tribune, il 10 maggio del 1891, in cui leggiamo, fra l’altro, che il lavoro da essa intrapreso era già riuscito ad influenzare positivamente il mondo contemporaneo, favorendo lo sviluppo di un’”umanità più aperta”, di “un pensiero speculativo più liberale” e di una maggiore e migliore disponibilità a investigare i temi del pensiero, della saggezza e della filosofia orientali.

M.me Blavatsky – leggiamo, inoltre – riteneva che la rigenerazione dell’umanità dovesse basarsi sullo sviluppo dell’altruismo. In questo, ella era in armonia con i più grandi pensatori non solo dei nostri giorni, ma di tutti i tempi; e in armonia – come sta risultando sempre più evidente – con le più forti tendenze spirituali del tempo. Basterebbe questo per indurre tutti coloro che rispettano la giustizia a tenere in sincera e seria considerazione i suoi insegnamenti.” (pp.135-6)

Ma il giudizio più bello espresso su di lei (non a caso posto dall’Autrice a conclusione del capitolo “Chi è stata veramente H.P.Blavatsky”) credo rimanga quello di G.R.S.Mead (studioso delle religioni e direttore della rivista The Quest), perché volutamente evita di troppo definire e classificare, ben rispettando la dimensione di imponderabilità che ha caratterizzato e continuerà a caratterizzare l’immagine di questa donna, capace come poche altre di continuare a stupirci:

Io sono convinto che in questa vita non vedrò mai più qualcosa di simile a lei: ella sola mi diede il senso di essere in contatto con qualcuno che aveva del colossale, del titanico, talora quasi di cosmico… Non era un’insegnante secondo il senso che si usa dare a questo termine, perché non aveva nessuna idea di ciò che fosse impartire cognizioni in maniera ordinata e sistematica; in verità ella detestava perfino l’idea di essere considerata un maestro di etica e di spiritualità e gridava fortemente contro tale qualifica protestandosi la meno adatta di tutti per un simile ufficio. No, ella era qualcosa di migliore di ciò; migliore di qualsiasi istruttore formale perché era, per così dire, un fuoco naturale al cui contatto s’accendeva l’entusiasmo per una vita più grande, un incentivo meraviglioso che induceva ad affrontare il problema della conoscenza autentica di se stessi, una straordinaria ispiratrice di agognati ritorni ai nostri luoghi d’origine, un vero cantore dei canti della nostra casa natìa…” (p.140) - Paola Giovetti.

HELENA PETROVNA BLAVATSKY e la Società Teosofica
Ed. Mediterranee
Settembre 2010
p.168
http://www.ilgiardinodeilibri.it/libri/__helena_petrovna_blavatsky.php

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