Regula scriptoris
In luogo dell'aratro
la tua mano impugni
la penna,
in luogo di arare i
campi,
pagine e pagine
siano tracciate da lettere sacre
e sulle carte si
coltivi
il semensaio della
parola di Dio
Così, certamente,
potrai diventare un
silenzioso predicatore
e, pur tacendo la
lingua,
la tua mano
risuonerà a gran voce
per gli orecchi di
molti popoli.
Sei rinchiuso fra le
tenebre della tua spelonca,
ma nei tuoi libri
traverserai terre e mari;
griderai dall'alto
la parola di Dio
per bocca del
lettore
nelle pubbliche
riunioni,
così come
negli angoli più
remoti dei chiostri e delle case
le sussurrerai ai
silenziosi servi di Dio.
La professione ti
farà eremita,
la devozione
apostolo,
di guisa che
ciò che non avrai
avuto per te stesso,
possa meritarlo per
il tuo lavoro.
Ti anima a ciò
il non piccolo
merito della fatica
che conseguirai per
tutti coloro che
in qualche modo
avrai potuto sovvenire
con questa tua
lodevole occupazione.
Infatti
quanti per lettura
dei tuoi scritti
abbiano abbattuto la
superbia,
sottomesso la
lussuria,
spezzato l'avarizia,
domato l'ira;
quanti si siano
astenuti da qualche male
o ne abbiano fatto
penitenza,
tutti,
quali manipoli
raccolti dai tuoi sudori,
colmeranno i granai
delle tue eterne
messi.
E mentre
con la vita
dell'uomo
sogliono finire le
sue opere
e venir meno con
lui,
tu neppur perirai,
né,
venendo meno la
vita,
cesserai
dall'operare bene
poiche con le tue
opere
richiamerai a vita i
morti.
Disposizione di
Pietro il Venerabile, il grande abate di Cluny
per i Pellegrini dello Spirito con la missione della scrittura.