Filosofia olistica e medicina vibrazionale

 

"Che cosa sia un uomo realmente vivo si sa oggi meno che mai, e così si ammazzano gli uomini in grande quantità, mentre ognuno di essi è un esperimento unico e prezioso della natura. Se non fossimo qualcosa più di uomini unici, se si potesse veramente togliere di mezzo ognuno di noi con una pallottola di fucile, non ci sarebbe senso a raccontare storie. Però ogni uomo non è soltanto lui stesso; è anche il punto unico particolarissimo, in ogni caso importante e degno di nota, il punto dove i fenomeni del mondo si incrociano una volta sola e mai più. Perciò la storia di un uomo è importante, eterna, divina, fino a che vive e adempie il  volere della natura, meravigliosamente degna di ogni attenzione. In ognuno lo Spirito è divenuto forma, in ognuno soffre il creato, in ognuno si crocefigge un redentore.

Pochi sanno oggi che cosa sia l'uomo, molti lo avvertono e perciò muoiono più facilmente.

La vita di ogni uomo è una via verso se stesso, il tentativo di una via, l'accenno di un sentiero. Nessun uomo è mai stato interamente se stesso, eppure ognuno cerca di diventarlo, chi sordamente, chi luminosamente, ognuno come può. Ognuno si porta dietro fino alla fine i resti della propria nascita, umori e gusci d'uovo d'un mondo primordiale. Certi non diventano mai uomini, rimangono rane, lucertole, formiche. Qualcuno è uomo sopra e pesce sotto. Ma ognuno è un tentativo della natura verso l'uomo. Tutti noi abbiamo in comune le origini, le madri, tutti veniamo dallo stesso abisso; ma ognuno, diviluppandosi dalle profondità si affanna verso la propria meta.

Possiamo comprenderci l'un l'altro, ma ognuno può capire veramente sempre solo se stesso."

(Dal "Demian" di Hermann Hesse)

 

 

   APPROCCIO OLISTICO ALL'UOMO

(Da: Iniziazione alla reflessologia del piede, un approccio psicosomatico, di Angelo Luciani, ed: Mediterranee, 1998)

 

Il termine "Olismo", introdotto nel nostro vocabolario in tempi relativamente recenti, e che significa "intero" (o visione globale), in antitesi con "ridotto", "parziale", è l'etichetta che lo spirito occidentale ha forgiato per designare un certo tipo di pensiero e di atteggiamenti esistenziali tipici, ma non esclusivi, del mondo orientale.

Applicato alla sfera del pensiero ed alla ricerca scientifica e medica, si viene ad individuare una prima, sommaria, distinzione tra cultura occidentale ed orientale.

In quest'accezione il pensiero e la medicina orientali sono di tipo "olistico", nel senso che prendono in considerazione l'essere umano nella sua totalità ed integrità, e di conseguenza ogni problema o disturbo viene collegato allo stato generale della persona, e in questo modo curato.

Al contrario, la scienza e la medicina occidentali vengono definite "riduzioniste", nel senso che focalizzano l'attenzione sull'organo malato o comunque sul sintomo e la patologia in sé, estrapolandolo dall'interezza del contesto umano.

Questa diversità di impostazione non emerge soltanto dalla medicina, ma è presente, in generale, nel nucleo profondo da dove parte la ricerca scientifica.

Per la scienza occidentale "riduzionista", qualsiasi entità presente nella realtà è formata dalla somma algebrica delle sue parti e dei suoi componenti. Così un essere umano viene definito come somma delle sue parti; una testa più due braccia, più due gambe e via dicendo darebbero come risultato finale l'essere fisico e concreto che noi tutti siamo.

Quest'accezione, al di là del suo aspetto meramente "metafisico" ha condizionato e condiziona tuttora non solo la ricerca scientifica ma tutti gli aspetti e le sfere dell'esistenza umana e sociale. L'uomo, ridotto ad una somma inanimata e spersonalizzata di "ingranaggi" e facente parte a sua volta di una meccanica più grande (la società in cui vive) che lo avvolge e lo dirige, ha perso nel tempo quel senso del sacro e quel fondamentale valore intrinseco a tutto ciò che esiste, il senso della vita, presenti invece nella mentalità primitiva e nelle arcaiche società e culture matriarcali del passato, nelle quali il senso religioso del sacro e del valore della vita, fin nelle sue estreme manifestazioni, rappresentavano il nucleo stesso di coesione, prima dell'individuo, e poi dell'intera società.

Le radici profonde della violenza e dell'inesistente rispetto della vita che caratterizzano questa nostra società occidentale moderna, come, nel campo medico, il mancato rispetto del paziente come essere umano (basta fare un giro negli ospedali per rendersene conto), o la facile tendenza moderna nell'asportare gli organi invece di curarli, hanno attecchito nel terreno di questa mentalità disumana talmente integrata e profonda nella nostra cultura, che difficilmente ce ne possiamo rendere conto, anche perché le nostre stesse strutture di pensiero si sono codificate prendendo le mosse da questa cultura.

Per l'antichissimo pensiero orientale "olistico", invece, l'interezza di un'entità è qualitativamente superiore alla somma delle sue parti e delle sue componenti, mettendo in gioco una sorta di "salto di qualità" (o salto quantico), che si verifica quando le componenti di un insieme stabiliscono tra di loro un rapporto di coesione interna coerente, dinamico e sufficiente per la sussistenza dell'insieme in sé.

Ecco allora che l'uomo diviene qualcosa di più che la mera somma algebrica delle sue parti, in lui è presente la coscienza, si è strutturata una personalità, nella sua essenza e nei suoi contenuti egli è unico ed irripetibile, il suo valore ed il suo essere non possono essere misurati e quantificati, essi si perdono nell'essere stesso del mistero della vita.

Questo "salto di qualità" si verifica nell'infinitesimalmente grande, cosmico, universale, come nell'infinitesimalmente piccolo, organico, molecolare, atomico. Un atomo nel suo equilibrio d'insieme è qualcosa di più, così come lo è una cellula epatica, essa ha una sua personalità ed un barlume di coscienza; coerente alla sua autenticità, al suo disegno genetico e vitale, alla fine del suo tempo formerà altre due cellule epatiche, e solo perdendo questi, perdendo la sua originalità e coerenza interna e quindi perdendo se stessa nel senso di unità superiore alle sue singole componenti, che può degenerare in cellula tumorale e cioè in un'insieme incoerente privo di un senso superiore e vitale. Lo stesso, dicesi per il pianeta terra, il sistema solare, le galassie, e via via fino all'universo intero, fino a giungere a quella coscienza cosmica che è qualità pura e madre della vita.

La cultura occidentale ha subito nella storia diversi mutamenti, crescite, adattamenti con varie evoluzioni ed involuzioni, perdendo di vista il punto di partenza, e cioè l'uomo e la sua evoluzione spirituale, l'uomo facente parte integrante di un disegno e di un ordine cosmico fluente dentro e fuori di sé, l'uomo misticamente connesso con la mente cosmica, e quindi sacrificando il potere essenzialmente di ordine mistico, di attingere intuitivamente al cuore stesso delle cose e fondersi nell'armonia del Tutto, prerogativa del lato destro del cervello, per spostare l'asse della sua evoluzione verso il lato sinistro, creando così nel tempo un'eccessiva intellettualizzazione e una drastica e riduttiva razionalizzazione della vita e dei suoi meccanismi.

L'oriente invece, chiuso nella sua "sacca culturale" millenaria, senza un'apparente evoluzione, ha saputo tramandare fino ai nostri giorni quel sapere e quelle culture arcaiche che altrimenti sarebbero andate perdute, sviluppando simultaneamente un dinamico equilibrio tra i due emisferi del cervello, tra la ragione e l'intuizione, tra la logica e la mistica.

La visione olistica che l'oriente ci propone e che noi tanto diligentemente scomponiamo e ricomponiamo, schematizziamo e razionalizziamo, non è una componente culturale, almeno così come noi l'intendiamo, ma uno stile di pensiero e di vita, un modo di essere e di porsi nel mondo, che per loro è naturale e archetipico, strutturato e depositato negli "archivi" profondi della loro coscienza di razza e del loro inconscio collettivo; mentre per noi è l'ennesimo "giocattolo" culturale, vissuto soltanto ad un livello mentale, che ci serve per scrivere migliaia di pagine su pagine, per riempire i nostri "sapienti" libroni credendo di aver "afferrato" e capito ciò che non si può afferrare e capire, ma solo vivere e sperimentare esistenzialmente.

Per la visione olistica, quindi, l'uomo è qualcosa di più dell'insieme delle sue parti, e la coscienza, anche se dimora nel sistema nervoso centrale, è qualcosa di più di una scarica sinapsica e di un'insieme di neuroni, è fondamentalmente quel quid di coesione, possiamo dire di natura spirituale, che tiene unite sinergicamente le singole parti funzionali che compongono un essere vivente.

I grandi iniziati, gli antichi yogi e sapienti orientali ed occidentali, i filosofi e i ricercatori di ogni tempo e luogo, hanno tutti intuito l'esistenza di questo principio di coesione di ordine superiore, spirituale ed energetico, anche se le fonti più comuni e le notizie storiche più conosciute sono di derivazione chiaramente religiosa, ma questo si pone in una posizione di estrema importanza e interesse come punto di comunicazione tra la filosofia, la medicina e la religione stessa.

Benché il fine ultimo di ogni autentica ricerca spirituale sia di ottenere una progressiva sincronizzazione consapevole con il principio di coscienza, attraverso passi successivi, detti "espansioni di coscienza", fino alla totale fusione ed identificazione della coscienza del ricercatore con la cosiddetta "coscienza cosmica"; durante questo periodo di ricerca le trasformazioni alchemiche interiori provocano un aumento ed una forte accelerazione delle capacità sensoriali che permettono di percepire le energie "sottili" intrinseche ai fenomeni materiali.

Questa percezione, anche se essenzialmente identica nella sua natura, porta ad esperienze ed interpretazioni diverse a seconda della cultura di provenienza del ricercatore, della sua preparazione e conoscenza. Da qui si formano, nello spazio e nel tempo dell'evoluzione umana, diverse scuole di pensiero, dalle più antiche sorte prevalentemente, ma non esclusivamente in oriente, fino a quelle dei nostri giorni, diffusissime ormai anche in occidente.

In tutte queste dottrine e filosofie, troviamo accanto al concetto ed al principio di coscienza, anche quello di energia vitale, sua diretta conseguenza ed "emanazione vitale" della coscienza stessa.

Ma vediamo di rendere chiari questi concetti.

Mentre l'energia nelle sue diverse manifestazioni si presta per sua stessa natura ad una conoscenza sensoriale diretta, la coscienza deve essere necessariamente vissuta, in quanto non può essere percepita né dai sensi, né tanto meno dalla ragione. Per questo motivo si postula che la coscienza è oltre il continuum spazio-temporale, o in altre parole, che è un principio trascendente. La coscienza è il principio primo, senza il quale non ci sarebbe coscienza di esistere né vita, ma solo disordinata materia amorfa nel disordine entropico.

La coscienza è ciò che in ognuno di noi permette di percepire, di conoscere e di osservare ed è quindi il nucleo stesso di ogni essere vivente. La mente, i pensieri, e le emozioni sono osservabili, e quindi oggetti, anche l'io e l'intima identità di ciascuno di noi sono osservabili, al di là di tutto ciò troviamo solo la pura coscienza, l'osservatore, il soggetto osservante. Appare chiara, quindi, la natura spirituale e trascendente di questo fenomeno primo che non può essere meglio definito perché i nostri concetti appartengono al mondo fenomenico dello spazio-tempo, e per dirla con gli antichi saggi cinesi: il Tao, l'unità, non può essere spiegato partendo dallo yin e dallo yang.

Dal punto di vista spirituale la coscienza è la scintilla divina in noi, la divinità interiore soggiacente in tutti gli esseri viventi, la natura superiore dell'uomo, mentre l'energia vitale è la sua diretta emanazione, il principio che plasma e nutre l'universo intero, che crea organizza e dirige, che dà senso e coesione a tutta l'evoluzione, dalle particelle subatomiche fino alla profondità del cosmo.

Il più antico e dettagliato concetto di energia vitale proviene dall'antica India sotto il nome di Prana. Questo termine sanscrito è formato dalla radice "pra", che significa unità fondamentale, e "na", che significa energia, quindi l'energia unitaria fondamentale che tiene unito il tutto. Ad un livello simbolico questa parola viene tradotta come "soffio", "aria", "respiro", "vento", a simboleggiare l'emanazione divina.

Tra le varie scuole e religioni sviluppatesi nell'India arcaica, la più antica ed evoluta è quella tantrica (a sua volta derivata dalla primordiale e misteriosa cultura del Bon), le cui origini non sono databili e si perdono nella notte dei tempi. Questa è basata sul concetto polare di esistenza come energia e coscienza, che vede Shiva, la divinità ed il principio della coscienza, compenetrato all'energia dell'esistenza Shakti. Il Tantra contempla che la via maestra per realizzarsi e giungere all'illuminazione è quella che lavora sulle energie piuttosto che sull'aspetto coscienza, in quanto la coscienza stessa è fissa e non può essere modificata, ma solo riconosciuta e realizzata. Lavorando sull'energia, che può essere facilmente influenzata dalla volontà del pensiero, si può giungere velocemente alla purificazione dell'essere ed alla trasformazione interiore.

Il concetto di energia vitale è il punto fondamentale di comprensione di tutti i meccanismi vitali. Da essa dipende il complesso processo evolutivo della vita sulla terra che è giunto ad un'espansione tale da divenire per l'uomo estremamente difficile riconnettere tutto ciò a questa matrice unica universale.

Questo principio non è più nemmeno tanto sconosciuto alla scienza occidentale moderna grazie alle ricerche sulla fisica quantistica.

L'energia vitale rappresenta il più alto potenziale evolutivo in senso lato, e mentre la materia può essere classificata come energia "pesante" cioè con una massa particolarmente evidente, l'energia vitale può essere vista come materia "sottile".

I Russi la chiamano Bioplasma o "forza aggregatrice biologica", Rudolf Steiner "forza plasmatrice eterica", per Newton è una materia "subtilissima" che permette il propagarsi delle onde elettromagnetiche luminose e gravitazionali; gli antichi maestri Taoisti la definiscono come la forza attraverso la quale si manifesta il "Tao" o la "sostanza della coscienza", per le culture arcaiche del sud-est asiatico e per gli sciamani polinesiani è il "mana", per gli antrichi profeti biblici si chiama Tal, i grandi iniziati dell'occidente la vedono come un'energia luminosa, o come una nebbia luminosa, dinamica e sensibile che è presente nell'etere e si accumula negli organismi viventi e viene mossa dalla volontà del pensiero; per gli antichi greci è il "pneuma", il soffio vitale di Dio, per Wilhelm Reich è l'energia "Orgonica", Freud la intuisce parzialmente come "libido" e come "eros", per il mondo cristiano è lo Spirito Santo, il braccio destro del Dio trascendente che crea e alimenta il mondo e la vita.

In tutte le accezioni, religiose, culturali, metafisiche o esoteriche che siano, il principio della coscienza è un'entità trascendente, fuori dalle realtà dello spazio-tempo e del divenire cosmico, mentre l'energia vitale è immanente e formante il divenire stesso del cosmo e della vita. L'ideogramma sacro del "ReiKi", proveniente dalla cultura "scintoista" giapponese e dallo “Shingon”, la dottrina esoterica buddista giapponese, esprime in modo esemplare questa polarità. Esso è formato dall'unione dagli ideogrammi  "Rei" che significa "intelligenza suprema" e quindi coscienza trascendente, e "Ki" ( il "Qi" o "t'ci" dei cinesi), che significa energia vitale immanente al creato ed alla vita. Questo ideogramma simboleggia il vapore e la pianta del riso che salgono dalla terra bagnata dalla pioggia, quando questa viene riscaldata dai raggi del sole, e può essere tradotto letteralmente come: "la forza della germinazione e della crescita". L'unione di queste polarità rappresenta il senso globale della realtà e la via di realizzazione spirituale dell'uomo.

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 Quando l'essere umano tende alla propria crescita interiore, al superamento dell'io individuale nella ricerca e nella "sincronizzazione" con il Sé collettivo e cosmico, allora si compiono in lui le "nozze alchemiche", egli è compenetrato e identificato con "ReiKi", e la coscienza universale, portata dentro di lui, crea energia vitale e ne mette in moto la circolazione energetica.

Il simbolo della croce, che non è un simbolo appartenente soltanto al mondo cristiano ma reperibile in tutte le antiche culture, rappresentava, soprattutto ed a partire dalla cultura tantrica, la suddivisione della realtà in due diversi piani: quello verticale, che rappresenta Shiva, principio di coscienza trascendente, rivolto infatti verso il cielo, e Shakti, principio di energia immanente, braccio orizzontale della croce a significare il piano terreno e materiale, lo stesso per la suddivisione della cultura cristiana in Padre, Figlio e Spirito Santo, con l'eccezione del Figlio posto nella parte bassa del braccio verticale, simboleggiante la natura divina nel Cristo e nell'uomo figlio di Dio.

Come in Shiva e Shakti, se il principio della coscienza è maschile, la forza della vita è femminile, è la Dea della natura, la Grande Madre delle culture primitive, la Shekhinah dei cabalisti e degli alchimisti, è il principio della fertilità e dell'amore, i suoi elementi sono la terra ma soprattutto l'acqua, con la quale presenta delle fortissime affinità; è l'energia che muove la creazione usando l'amore ed il piacere, l'estasi e l'attrazione sessuale; è la vitalità e la bellezza che separa in modo abissale il regno minerale da quello vivente.

Tutto nel cosmo è energia, la materia stessa, (e questo ce lo dice anche la scienza moderna), è energia bloccata nella forma, e mentre nella creazione dell'universo materiale la linea evolutiva va dal principio di coscienza verso l'energia e poi verso la forma fisica, l'evoluzione spirituale dell'uomo procede (integrando e non distruggendo), dal mondo fenomenico verso la comprensione e la manipolazione dell'energia vitale, fino alla consapevolezza della coscienza.

La comprensione profonda e personale di questa realtà "olistica" comporta un radicale cambio di direzione esistenziale; la presa di coscienza di valori superiori basati sulla vita, intesa come qualcosa di reale e prezioso, sposta l'attenzione e quindi la direzione stessa dei comportamenti, delle motivazioni e degli interessi verso la vita stessa con un nuovo orizzonte di approcci e di esperienze.

L'apertura sensoriale energetica che comporta è sentita come qualcosa di fisico e contemporaneamente di sottile, è una sensazione di fluire con l'energia, di viverla, di essere in armonia con la vita, di sentirsi vivi, gioiosi, grati, di essere incondizionatamente aperti a ciò che accade, mentre le normali sensazioni di "testa", tipiche della nostra vita moderna, sono basate sull'impressione di chiusura ed isolamento, di non appartenenza ad un senso ed un disegno superiori, sull'accanimento al voler capire e controllare ciò che accade intorno a noi e che normalmente non accettiamo, tirando in campo la vecchia diatriba tra la modalità dell'essere e quella dell'avere.

Quando "l'apertura energetica" inizia ad accadere, porta enormi cambiamenti e metamorfosi nella comprensione, nel comportamento, nella vivacità dell'energia vitale personale e nella percezione degli eventi materiali e dei fenomeni vitali ed energetici; l'uomo diventa consapevole della propria divinità interiore ed inizia una ricerca della sua vera natura e della verità che intuitivamente sente di possedere, intanto il suo livello "vibrazionale" cresce e si espande, tirandosi dietro anche tutti gli altri livelli, fino a quelli più strettamente fisiologici e biochimici, egli diviene più vivo e luminoso, più resistente alle influenze esterne ed alle malattie, e soltanto questo può essere definito come un vero processo di guarigione globale e olistica, mentre la salute, la longevità e la vitalità sono legate al fluire armonico dei ritmi umani con quelli vitali e cosmici.

L'energia vitale è nella sua essenza amore incondizionato che anela alla vita, un incrinarsi di tale flusso energetico porta alla malattia ed alla morte, il fluire armonico con essa porta all'evoluzione ed alla crescita. Quest'energia è presente in tutto ed in tutte le cose, è quella forza che fa crescere i fiori anche nelle crepe dei muri delle nostre città, che permette la vita anche nelle situazioni più estreme ed impensabili, perché essa è amore e l'amore cresce, si muove ed espande la sua forza seguendo sue proprie leggi interiori che rappresentano la base stessa delle dinamiche vitali, nulla in natura e nello spirito è più potente dell'amore incondizionato.

Gli orientali dicono, di quelle persone che hanno intrapreso un percorso interiore di ricerca spirituale e lavorano su se stessi, o che comunque manifestano un comportamento retto, vitale e pieno di energia, che hanno lo "shen negli occhi". Lo shen è "l'essenza vitale pulsante", cioè la manifestazione-forma dell'energia vitale, la concretizzazione, ciò che di questa energia è direttamente percepibile, e nell'uomo lo shen si manifesta nella prontezza di spirito, nella festosità, nell'amore e nel rispetto della vita, nell'armoniosità globale dell'individuo, nella bellezza interiore ed esteriore, nel potere dell'intuizione, nell'intelligenza, nella vivacità della comunicazione verbale, emotiva e corporea e soprattutto nella luminosità dello sguardo, in quella luce sottile di quegli stessi occhi che anche noi in occidente definiamo "specchio dell'anima". La manifestazione dello shen orientale nello spirito umano trova il suo "corrispettivo archetipale" nel concetto di "Grazia" della cultura cristiana, almeno nell'accezione paleocristiana dei primi due secoli della nostra era.

Mentre la coscienza è un principio puro, indefinibile e inclassificabile, l'energia, che come abbiamo detto è osservabile, si presta a delle classificazioni.

Se tutto è energia, e se questa segue delle leggi sue proprie risulta evidente che nel processo della creazione (che è infinito o onnipresente e non come lo vediamo noi, un evento di un lontano passato), questa si sublimi in forme sempre diverse a seconda del livello della realtà totale in cui crea ed agisce. Quindi se nella sua essenza l'energia è una e indivisibile, essa si manifesta ed è sperimentabile in forme sempre diverse a seconda del livello della realtà da cui si accede ad essa. Così l'energia biomagnetica dell'uomo risulterà diversa e di altra natura da quella elettrica, il magnetismo di attrazione-repulsione che tiene in gravitazione i pianeti risulterà anch'essa diverso dall'energia di un fulmine, ma bisognerà tener presente che la legge dell'energia che sottende a tutta la gamma di manifestazione di questa è la medesima.

Nel suo processo di creazione, nella sua discesa dalla pura coscienza alla forma materiale, l'energia si diversifica in una vasta gamma di manifestazioni. E' energia materiale quando crea ed aggrega le particelle della materia a livello subatomico fino alle forme fisiche del mondo minerale, è energia vitale quando si manifesta nel mondo biologico creando la materia vivente, è energia mentale (a vari livelli) quando forma ed "accende" il livello psichico nelle forme viventi.

L'energia mentale ( o psichica), è la forma più evoluta e sottile di energia. La sua caratteristica essenziale è quella di essere in diretta sincronia e dipendenza con il principio di coscienza, e si può quindi affermare che è la forza che manifesta nel modo più diretto le potenzialità di tale principio nell'uomo.

La natura dell'energia mentale compenetra quella della coscienza assoluta entrando in "risonanza vibrazionale" con le sue qualità intrinseche.

L'evoluzione del sistema nervoso, (vedi anche teoria dei chakra orientale) che si può definire come "l'organo fisico" dell'energia mentale, da essa stessa strutturato come sua manifestazione sul piano biofisico, ha permesso all'uomo di uscire dal limbo della meccanicità "vitale-animale", per accedere e rispecchiare piani più alti dell'evoluzione cosmica e del principio di coscienza. Funzionalmente l'energia mentale, nella sua componente più alta e sincronica all'aspetto coscienza, è come uno specchio riflettente la coscienza stessa, è attraverso questo processo che in noi si instaura quel senso profondo del vero io e la coscienza del Sé, in poche parole, la nostra vera identità.

L'energia mentale ci permette di accedere a quelle profondità oscure e remote che si perdono dentro di noi ed elevando il "livello vibrazionale" del nostro sistema nervoso, si può oltrepassare la soglia che delimita la nostra finitezza per accedere a quei piani collettivi e cosmici ancora sconosciuti alla nostra scienza ufficiale, tranne qualche rara eccezione come la teoria dell'inconscio collettivo formulata da Carl Gustav Jung, o le teorie quantistiche del "Campo Unificato".

Da tutto ciò, si può capire come le strutture profonde di un'entità umana siano fondate sul collettivo e su piani impersonali dell'esistenza, la metafora più valida è quella del pettine che viene sommerso dalla sabbia lasciando fuori soltanto le estremità dei dentini. Ad un primo sguardo sembrerebbe che quei dentini siano delle entità individuali, e questo rappresenta il punto di vista "riduzionista", ma ad un indagine più profonda, che si spinge sotto la superficie delle cose, ci si accorge che fanno parte di un'insieme funzionale chiamato pettine, e questo è un approccio olistico alla conoscenza.

Così come fisicamente e strutturalmente ci portiamo dietro tutti i processi evolutivi che dalla notte cosmica arrivano fino all'uomo, nello stesso modo siamo integrati dalle varie fasi di strutturazione dell'energia verso la coscienza. Ad un livello profondo attingiamo tutti allo stesso "serbatoio potenziale interiore", ma quest'interiorità non è un semplice ed inanimato oggetto depositato nel fondo dell'anima, ma un'entità vivente ed intelligente, irradiante e ricevente, che può farci giungere attraverso simboli ed archetipi, messaggi in codice dal livello della pura coscienza, come può anche essere influenzata dalla nostra individualità, attraverso il potere della nostra energia mentale elevata e sublimata.

Abbiamo detto che l'energia mentale è in un rapporto di sincronia e dipendenza con il principio di coscienza, e che le nostre radici individuali si perdono nel terreno collettivo, sommando questi due principi appare chiaro come la nostra coscienza individuale può influenzare e guidare l'energia mentale, sia dentro che fuori di noi. La medicina orientale e la psicosomatica occidentale partono entrambi da questi enunciati, come anche, spingendoci nell'esoterico, tutte le forme di meditazione, di yoga, di guarigione attraverso l'energia biomagnetica, e le varie forme rituali, magiche e sciamaniche delle più disparate culture del globo. Non a caso negli antichi testi orientali, e nelle culture esoteriche occidentali si usa dire: "L'energia scorre dove il pensiero corre".

Quindi la nostra volontà, il nostro intento profondo, guidano l'energia mentale, nel bene o nel male, verso la realizzazione dei nostri desideri, e tutto ciò che desideriamo e il modo in cui elaboriamo la nostra energia mentale influenzano in tempo reale, non solo gli altri, ma l'intera evoluzione cosmica, entrando in "risonanza" con il principio di coscienza, e da qui si può profondamente afferrare l'importanza di quello che oggi viene chiamato "pensiero positivo". Nel romanzo "L'alchimista" Paulo Coelho, famoso scrittore sudamericano scrive: “Quando desideri una cosa, tutto l'Universo trama affinché tu possa realizzarla”.

E' fondamentale, nella preparazione di un terapeuta nella medicina olistica, la conoscenza approfondita delle leggi che governano le dinamiche energetiche a tutti i livelli e la consapevolezza che l'essere umano non finisce con i suoi limiti fisici ma è parte integrante della coscienza cosmica e nella sua natura più profonda è un essere divino unico ed irripetibile, perciò tutti gli approcci terapeutici e i processi di guarigione che vogliono essere veramente globali, devono tendere a riportare l'uomo verso questa sua propria dimensione interiore, portandolo a rimuovere i blocchi mentali che dal passato e nel presente frenano la sua evoluzione e guidandolo verso l'individuazione e l'integrazione di quel Sé profondo che è mistica luce della divinità interiore e della coscienza cosmica, verso la realizzazione della propria "leggenda personale", per dirla ancora con le parole di Paulo Coelho.

Vorrei concludere questo scritto, introducendo il concetto di "individuo" e con una metafora figurata sulla luce.

La radice etimologica del termine "individuo" è quella latina di "indivisus" e cioè "indiviso". Carl G. Jung, originale caposcuola della "analisi del profondo" porta questo termine nel vocabolario della psicologia analitica per indicare l'unità psicosomatica di una persona psicologicamente equilibrata ed esistenzialmente realizzata, questo è quanto troviamo nella sua biografia "Ricordi, sogni, riflessioni di C;G. Jung " : “Uso il termine "individuazione" per indicare quel processo che crea un "individuo" psicologico, vale a dire un'unità separata e indivisibile, un tutto. <...> Individuazione significa diventare un essere singolo e, intendendo noi per individualità la nostra più intima, incomparabile e singolare peculiarità, diventare noi stessi, realizzare il proprio "Selbst" (Sé)”.

Quindi per individuo si intende, in senso "olistico", la persona che ha realizzato in se le "nozze alchemiche" tra il proprio "Io" (o coscienza), che possiamo simbolicamente individuare nella testa, ed il profondo "Sé" (inconscio personale e collettivo), che comprende il corpo e la parte più antica del sistema nervoso.

 

Quando un uomo cerca e alimenta la sua anima con la luce esteriore, (rapporti di dipendenza, ricerca di gratificazione esterna, drammi del controllo, stereotipi, cliché, ecc.), proietta dietro di sé una lunga ombra, formata dai lati oscuri e dai blocchi energetici ed evolutivi derivanti dalla sua disarmonia; questa ombra personale, con una sorta di cordone ombelicale si unisce all'ombra collettiva e cosmica, buio contenitore della paura, delle sofferenze e degli errori umani, andandolo ad alimentare e assorbendo simultaneamente il dolore del mondo. Mentre l'individuo che osa cercare ed attingere dalla sua propria luce interiore, non proietta ombra, ma al contrario, espande luce nel buio circostante e nell'ombra collettiva.

Questo è il concetto di "rendersi luminoso", questa figura di "uomo-luce" sarà il simbolo ricorrente di questo libro, così come  lo "Shen negli occhi" è il fine ultimo di ogni ricerca ed ogni terapia che vogliano cogliere l'essere umano nella sua globale e indivisibile realtà.