Entrando nella Via Sacra

   Di: Joy Mills   

Con la nascita della Società Teosofica, nel 1875, tre belle gemme di verità, così le potremmo definire, furono pubblicamente presentate ad un mondo che, secondo molti, non era adeguatamente preparato per apprezzare il loro valore.

Oggi queste gemme continuano a brillare con immutato splendore, attraendo quelli che pongono la saggezza spirituale al di sopra del possesso materiale.

         La prima di queste gemme è la conoscenza di una tradizione-saggezza eterna, una sapienza esoterica nel cuore di tutte le grandi religioni, proposta dai più grandi filosofi orientali ed occidentali, insegnata nelle scuole misteriche di tutte le culture, ora anche convalidata dalla scienza contemporanea.

Noi conosciamo quella tradizione-saggezza come Teosofia, che presenta una visione del mondo fondata sulla premessa di una realtà assoluta la quale periodicamente si riflette in sistemi viventi che sono intelligibili, interconnessi ed interdipendenti.

         La seconda gemma-verità è che in tutti i tempi ci sono stati e tuttora ci sono coloro che conoscono la saggezza, gli insegnanti dell’umanità, i sapienti, i saggi, i redentori, i maestri di saggezza e compassione le cui vite personali testimoniano l’esistenza di questa eterna tradizione.

         Per finire la terza gemma è la bella verità che c’è una via, un sentiero, una strada, uno stile di vita, tramite il quale anche noi potremmo essere tra coloro che conoscono la saggezza.

Seguire l’antico sentiero verso l’illuminazione spirituale è sia un nostro privilegio che una nostra responsabilità.

Poiché cominciare a percorrere quel sacro cammino significa accettare i nostri doveri umani per partecipare alla costruzione di un mondo in cui prevalgano pace e giustizia, bellezza ed amore.

         Quindi se accettiamo la nostra responsabilità umana, se iniziamo a calcare quell’antico sentiero, quella via sacra, dobbiamo riconoscere la sublime verità racchiusa in tutte le letterature sacre, resa esplicita da Helena Petrovna Blavatsky nella Dottrina Segreta, che se si giunge alla saggezza si da un significato alla vita.

Come ha sottolineato uno scrittore di buddhismo Mahayana, mentre le questioni ordinarie possono trovare risposta a livello di ragione e logica, le risposte alle più profonde domande esistenziali, ovvero questioni di significato e scopo, possono essere trovate solo ad un livello sovrarazionale di intuizione interiore “che si può raggiungere solo attraverso una vita di disciplina morale e spirituale”.

         Una vita che vale la pena vivere: ovvero un sentiero da calcare, una via sacra in cui possiamo entrare sebbene, come detto in tutti i testi spirituali, noi stessi dobbiamo essere il sentiero, diventare la via.

Tuttavia ci sono condizioni da rispettare, requisiti da soddisfare, qualifiche da prendere in considerazione.

Ora parlerò delle due condizioni preliminari che possono apparire così evidenti e semplici da non necessitare di alcuna spiegazione; tuttavia, quando esaminate, potrebbero risultare non così facili da raggiungere come a prima vista potrebbe apparire.

         La prima di queste condizioni può essere chiamata attenzione.

Una parola così semplice ma che cosa significa?

A che cosa prestiamo attenzione? E come? Questa è l’indicazione: l’essere presenti, il prestare attenzione appaiono proprio all’inizio di quel piccolo classico teosofico della vita spirituale, La Luce sul Sentiero, in cui ci viene detto che ci sono certe regole che dobbiamo considerare.

In altri testi attenzione è implicita in parole quali “svegliati, sorgi”.

         Attenzione è una consapevolezza costante. Significa essere consapevoli di tutto ciò che facciamo e diciamo, essere consapevoli dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, come pure delle nostre azioni.

Si consideri la situazione di un viaggiatore in un paese sconosciuto: gli è richiesta una costante vigilanza, altrimenti perde la via.

Noi abbiamo intrapreso un viaggio spirituale; abbiamo deciso di percorrere la via sacra verso l’Auto-Conoscenza, la via del servizio ai nostri fratelli e sorelle in tutti i regni della natura.

Dobbiamo prestare attenzione in ogni momento al compito che abbiamo stabilito per noi stessi.

         La seconda condizione preliminare potrebbe sembrare così ingannevolmente semplice come la prima ma di nuovo è necessario esplorare la profondità del significato implicito in essa.

Questo secondo requisito è stato definito da Helena Petrovna Blavatsky una vita pura ed ella lo pone come primo gradino sul sentiero che porta al Tempio della Saggezza.

Dobbiamo presentarci con mani pulite, sia letteralmente che figurativamente poiché una vita pura non è semplicemente una pulizia esteriore del corpo fisico ma una purezza di intento, una pulizia interiore dello spirito, vale a dire che tutte le macchie di egoismo e desiderio personale devono essere rimosse.

         Quindi prestando costante attenzione alla strada davanti a noi, con la motivazione altruistica del vero servizio (una vita pura), con gioia avanziamo sulla sacra via che porta alla saggezza.

Come disse una volta N. Sri Ram, già Presidente della Società: ”C’è un modo di vivere così vitale, fresco, originale, spontaneo e dinamico che la vita diventa una trasformazione, uno stato di gioia perpetua, una innata estasi che niente può portar via”. Ciò significa veramente entrare nella via sacra!

 

Estratto da una conferenza pubblica tenuta ad Adyar il 27 dicembre 2000.

Traduzione a cura di Patrizia Revello

         Joy Mills è una delle più eminenti rappresentanti del movimento teosofico mondiale. Direttrice per lunghi anni della Scuola Teosofica di Krotona (California), ha visitato più volte l’Italia, dove è stata anche principale relatrice al Congresso Nazionale di Bussolengo (VR) del 1997.

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