L’impegno Teosofico

 Di: Trân-Thi-Kim-Diêu

Ognuno di noi, in una bella giornata estiva, passeggiando in riva a un fiume avrà certamente avuto occasione di notare delle alghe galleggiare sull’acqua. Il vento le spinge in una direzione, mentre a volte, attratte da un mulinello, girano in tondo per molto tempo prima di venire spinte dal vento e dalle correnti verso altre direzioni. In questo vagare le alghe rischiano di rimanere nel fiume, allo stesso posto, per un tempo indefinito senza mai raggiungere l’immensità del mare.

Questa immagine potrebbe evocare la situazione di una persona che vive “alla giornata” spinta dagli eventi, secondo le circostanze, senza ideali, senza scopi, senza impegnarsi. Non sto parlando di impegni tipo quello del matrimonio, della famiglia, del lavoro o della patria. Poco importa se una persona vive sola o in comunità, che sia sposata o no, che sia impegnata socialmente o che non lo sia, che sia ricca o povera, bella o brutta, ignorante o intelligente, tutte queste condizioni non intervengono affatto nell’impegno di cui parlo. Questo impegno concerne tutti gli individui senza distinzione, dal momento che fanno parte della Società Teosofica.

Questo impegno consiste nell’accettare il suo primo scopo: “Formare un nucleo della Fratellanza universale dell’umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta e colore”. Accettarlo significa cercare effettivamente di realizzare questo nucleo e non solo di concordare con questa idea. Questo impegno, che possiamo definire prioritario, sarà il nostro primo scopo finché faremo parte della Società Teosofica. Anche se non realizzassimo gli altri due scopi, potremmo comunque continuare a fare parte della Società Teosofica. Se rinnegassimo invece il primo scopo o rimanessimo indifferenti nei suoi confronti, smetteremmo immediatamente di esserlo.

Il motivo dell’importanza di questo impegno nei confronti del primo scopo è che questo scopo pare sia la condizione essenziale di partenza per capire l’Unità fondamentale di tutte le cose. Unità che costituisce la base stessa dell’insegnamento teosofico. “Formare un nucleo della Fratellanza universale…” perché non siamo ancora capaci di capire e quindi di realizzare questa Unità fondamentale. Come facciamo a percepire l’Unità di tutte le cose se non cerchiamo di realizzare la fratellanza tra gli uomini? Come possiamo vedere il germe divino nella tigre che divora l’uomo, nel filo d’erba, nell’immobilità della roccia, nelle stelle che popolano lo spazio, senza intravedere il divino nell’uomo che è un nostro simile?

Vedere il germe del Divino che è l’essenza, la radice ultima di tutti gli esseri, presuppone che ci si abitui fin d’ora a vedere oltre le apparenze delle forme, poiché queste non sono altro che dei rivestimenti necessari e che ci sono utili per un certo periodo di tempo. Questi rivestimenti sono costituiti dalle razze, dal sesso, dalle caste, dal colore della pelle. Esistono dei rivestimenti meno apparenti che rischiano di separare l’uomo dall’uomo, essi sono: la cultura, l’educazione, le credenze, i credo. Se non è difficile scoprire e rimediare alle differenze di cultura, credenze ed educazione, la stessa cosa non vale per i vari credo che forse sono meno appariscenti. Tra questi, ce n’é uno che colpisce tutti e non è facile sbarazzarsi di lui. Parlo di quello che potremmo chiamare il credo dell’io personale.

L’essere umano, governato dal credo dell’io personale non vede che i propri simili hanno caratteristiche molto simili alle sue, trova in loro molti difetti sentendosi così superiore a loro. Inoltre il credo dell’io personale lo spinge alla continua ricerca, più o meno cosciente, di gratificazioni scoraggiandolo a partecipare a lavori in cui non occupa il posto d’onore. Gli fa credere che il fatto di occuparsi di Teosofia gli dia il diritto di essere superiore agli altri. Questo credo dell’io personale è simile ad una spessa coltre gettata sulla realtà dei fatti e delle cose.

Colui che veramente vuole intraprendere la via della Saggezza e della Verità dovrebbe prendere coscienza di questo credo e di conseguenza, impegnarsi ad eliminarlo. Senza questo sforzo ogni ricerca non sarà che vanità, ogni studio non sarà che ambizione, ogni affetto non sarà altro che un bisogno di sicurezza, ogni servizio servirà solo a gratificare il nostro io personale. Invece quando un individuo si sforza di capire cosa implica tutto questo significa che in qualche modo questa persona si è già impegnata verso l’ideale teosofico.

Consapevoli di questa condizione preliminare, passiamo ad esaminare qualche aspetto dell’impegno.

Capita che facendo parte della Società Teosofica qualcuno cerchi altri insegnamenti presso altre organizzazioni. Certamente anche gli scopi di questi altri organismi sono lodevoli e ognuno di noi ha il diritto di guardarsi intorno, anche se tutto ciò rallenta il cammino. Ogni membro ha la responsabilità di riflettere e discernere valutando quello che viene chiamato “il cammino degli studenti”. Si tratta di sapere se vogliamo accontentarci di parvenze, ammassando nozioni e conoscenze, vagando da un’associazione all’altra o se desideriamo veramente collaborare ad un’opera la cui bellezza e nobiltà supera ogni nostro concetto attuale. Per noi, membri della Società Teosofica, è importante cogliere tutta l’importanza di questa frase: “Oziare lungo il cammino non ci permette d’arrivare in fretta alla fine del viaggio” (1) e di capire che “se la Teosofia è tutto, non tutto è Teosofia”.

La Società Teosofica ci offre l’accesso ad un gran numero d’informazioni sull’occultismo, senza chiederci niente in cambio, però se non siamo ingrati non possiamo approfittare di questi vantaggi senza dare nulla in cambio. Nell’ordinamento della Natura ogni cosa ha un valore ed un prezzo. Il fatto di non impegnarsi nel vero senso della parola, di non volere pagare il prezzo, fa sì che le conoscenze acquisite in seno alla Società Teosofica restino al livello di tutte le altre ed il membro non impegnato non accederà alla vera conoscenza. Così la sua vita rischia di essere un accumulo di diverse discipline e scienze, senza mai raggiungere la profondità del vero insegnamento.

Se non disperdiamo le nostre energie, se coltiviamo la volontà di adesione, la fiducia e la riconoscenza verso tutti coloro che ci hanno preceduti ed aiutati, se c’impegniamo sul fronte principale, che è l’oblio di sé, allora potremo scoprire il valore inestimabile dell’insegnamento teosofico. Colui che, anche di poco, riesce a scoprire questo valore, non potrà che impegnarsi sempre di più giorno dopo giorno.

Non “oziare lungo il cammino, ossia avere la volontà di adesione, implica anche di non fermarsi lungo il cammino ma marciare costantemente con passo sempre più deciso, un giorno dopo l’altro. La nostra fermezza su questo cammino dipende dalla comprensione dei nostri studi e dalla riflessione costante delle profondità in cui è radicata l’essenza ultima di tutti gli esseri.

Gli studi e le riflessioni ci permetteranno di modellare i nostri pensieri, i sentimenti e di acuire la volontà. Tramite questa possiamo accedere a quella che chiamiamo comunemente la “coscienza di veglia”, che in realtà non è altro che un agglomerato di incessanti modificazioni. Nella Dottrina Segreta la mente è definita come “la somma degli Stati di Coscienza, e vengono raggruppati nelle parole: Pensiero, Volontà e Sentimento”. Riflettere e studiare sono i mezzi per forgiare questa Mente, che non è la vostra mente o la mia, ma è quella del genere umano. “Il lavoro del teosofo è simile a quello del contadino che ara il campo; deve arare i solchi, spargere il seme meglio che può…” (2). Un membro della Società Teosofica deve scegliere per i suoi studi le opere della letteratura teosofica, in cui troverà l’insegnamento che lo porterà a scoprire l’Unità di tutti gli esseri.

Per essere permeabile alle scoperte interiori, lo studente deve mantenere una costante attenzione alle apparenti divergenze, andando in profondità, superandole e trascendendole. Per fare certi viaggi spirituali bisogna avere una sensibilità interiore. Cercare di vedere le cose al di là delle apparenze, come abbiamo detto all’inizio, è la prima tappa verso questa sensibilità.

Tutto questo comporta un modo di vita appropriato così che la comprensione non resti una cosa solo a livello teorico. Questo modo di vivere dovrebbe rispecchiare in modo sincero la nostra comprensione. Così facendo potremo verificare la veridicità della nostra ricerca e la determinazione del nostro impegno. Tutto ciò concerne il nostro modo di agire, ossia le nostre azioni, i nostri pensieri, il nostro comportamento psicologico.

L’impegno che si riflette sulla nostra vita, sulle nostre azioni, non consiste nel fare pubblicità e proselitismo per la Società Teosofica. Significa mettere in pratica quello che abbiamo capito o scoperto nei nostri studi e nelle nostre riflessioni, praticando quello che giudichiamo vero, buono e bello. A livello mentale l’impegno consiste nello sforzo costante di capire se stessi alla luce della Saggezza, cercando di fare trasparire le qualità inerenti alla nostra natura profonda.

Ognuno di noi deve fare, al proprio livello, quello che può; l’essenziale è non segnare il passo, non rimanere fermi dove ci troviamo. Per evolvere, per andare verso la Verità, è indispensabile eliminare fino all’ultima traccia il primo di questi credo umani: quello dell’io personale.

A questo punto viene spontaneo chiederci quanto tempo durerà il nostro impegno per scoprire la Verità superiore a tutte le religioni. Ecco una risposta:“La strada è sempre in salita? Si, fino alla fine. Il viaggio di oggi durerà tutto il giorno? Dal mattino alla notte, amico mio”. (3)

Possa ogni membro della Società Teosofica serio e sincero – che desidera diventare un vero teosofo – affermare tramite lo studio, la riflessione e la messa in pratica, l’impegno preso all’inizio del viaggio. Possa il suo impegno radicarsi veramente nella Sorgente di tutte le cose, visibili ed invisibili, in modo da rivelarsi pienamente per QUELLO CHE E’ e non smettere mai di ESSERE.

Trân-Thi-Kim-Diêu è la Presidente della Federazione Teosofica Europea.

Riferimenti bibliografici:

(1) Lettere dei Mahatma a Sinnett, N. 49

(2) id N. 59

(3) id N. 43

Estratto dal Sito:

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