La fratellanza universale nel pensiero di Pietro Ubaldi
Quando nel 2002
Quando si accosta il pensiero teosofico alla vita ed alle opere
di pensatori quali quelli citati si può correre il rischio di “inventare”
in qualche modo operazioni di omologazione culturale che in realtà non sono di
alcun interesse. La questione infatti non è tanto quella di “dimostrare” che
Assagioli o
Così facendo si evita da un lato di sovra o sotto stimare la
natura della relazione con il pensiero teosofico e dall’altro di appiattire
l’originalità indubbia che caratterizza questi pensatori.
Di Pietro Ubaldi va innanzitutto considerato l’afflato mistico;
un afflato tendente con forza all’unità ed in grado di integrare fra loro i
diversi aspetti dell’esistenza.
Vi sono dunque alcuni punti fondamentali che ricollegano Ubaldi
ad una dimensione “teosofica” della vita e dunque alla Fratellanza
Universale senza distinzioni.
Innanzi tutto è la visione “monistica” della realtà, con un salto notevole che lo porta teologicamente assai lontano dal monoteismo antropomorfico; questa impostazione gli consente di affermare che materia, energia e spirito sono la medesima Sostanza e che la differenza fra l’una e l’altra è una differenza meramente cinetica. Ecco dunque dispiegarsi in Ubaldi una profonda visione di Unità della Vita, Vita regolata da leggi universali che si applicano all’intera dimensione dell’Universo.
Ne
L’eterno divenire ha per Ubaldi caratteristiche di tipo
evolutivo e spiraliforme in cui il concetto di reincarnazione ha un posto
importante. “In natura non vi sono abissi, salti, zone di vuoto, ma tutto è
continuazione di ciò che fu precedentemente preparato, sviluppo di quanto già
esisteva allo stato di germe. E’ per questo che ritrovate in biologia gli
stessi principi che spuntano in chimica, ma sviluppati ed elevati; e il
passaggio si ha per una maturazione interiore che porta ad una più alta
combinazione gli elementi preesistenti”3.
C’è
un’intima unità fra tutte le cose che Ubadi mette in luce, evidenziando così la
stretta connessione fra evoluzione e approccio olistico: “Nell’infinito voi
vi muovete. La vita è un viaggio e voi non possedete null’altro che le vostre
opere. In ogni ora si muore e in ogni ora si rinasce, ma si è sempre figli di
se stessi. L’evoluzione battuta dal ritmo del tempo non si può fermare.
Voi vedete secondo una falsa prospettiva psichica. E’ necessario concepire non
le cose, ma la traiettoria del loro trasformismo, non i fenomeni ma i periodi
fenomenici; voi dovete piazzarvi mobili nella fluidità del movimento,
realizzarvi in questo mondo di cose fuggenti, quali esseri indistruttibili in
un tempo che non può portare che continuazione, lanciati verso un eterno
futuro che vi spalanca le porte dell’evoluzione”4.
Oltre alla
visione monistica della realtà, all’evoluzione e ai concetti di tipo olistico
c’è un altro elemento che caratterizza in senso teosofico il pensiero di
Ubaldi; è quello dell’Amore, che “canta nell’architettura delle linee, nella
sinfonia delle forze, nelle rispondenze dei concetti. Si chiama attrazione e
coesione al livello materia, impulso e trasmissione al livello energia, slancio
di vita e di ascensione al livello spirito. E’ l’armonia nell’ordine cinetico,
in cui è il nostro respiro e il divino respiro dell’universo. Abbiamo osato
svelare il mistero e guardare senza veli
Va comunque considerato, a proposito dell’Amore, che Ubaldi ne
esalta vari aspetti, primo fra tutti quello dell’amore evangelico, da lui
definito anche come “la più alta e feconda legge sociale”.
L’adesione del pensiero ubaldiano al Vangelo è netta e
totalizzante e finisce per individuare altresì nel Cristo un punto di
convergenza dell’evoluzione cosmica. È evidente che per Ubaldi il Cristo
rappresenta il principio universale del Logos anche filosoficamente inteso come
unità di scienza e ragione e perno dunque di una sorta di religione universale
verso cui possono convergere le varie religioni di tipo storico.
È
questo un aspetto in cui è possibile rintracciare notevoli affinità fra le
concezioni di Teilhard de Chardin e di Ubaldi.
È
proprio l’adesione ubaldiana al Vangelo che proietta il pensiero del
folignate anche sul piano di una condivisione fraterna fra tutte le creature. E
la “preghiera del viandante” manifesta così uno spirito di condivisione
e tratti di intensa poesia: “Sulla via dolorosa, sosta; tergi la tua lacrima
e ascolta. Il canto è immenso, le armonie giungon dall’infinito, per baciarti
in fronte, o stanco viandante della vita. Accanto al tuono delle voci titaniche
dell’universo, bisbigliando in un ricamo di bellezze, le minime voci delle
umili creature sorelle. ‘Anche io, anche io’, ciascuna grida ‘sono
figlia di Dio e lotto e soffro, porto il mio peso e tocco la mia vittoria;
anche io sono vita, nella grande vita del Tutto’. E tutto, dal fragore della
tempesta al mattutino canto del sole, dal sorriso del neonato al grido
straziante dell’anima, tutto dice se stesso, nella sua voce; e si accorda con
le voci sorelle; tutto esprime il suo intimo mistero; ogni essere manifesta il
pensiero di dio. Quando il dolore addenta le più intime fibre del tuo cuore, tu
odi una voce che ti dice: Dio; quando la carezza del tramonto ti
addormenta nel sonno queto delle cose tutte, una voce ti dice: Dio. E la
visione stupenda supera ogni dolore”6.
Si rende necessaria un’ulteriore annotazione. Quella di Ubaldi
si presenta come una “rivelazione” ricca di misticismo e non scevra da un’impostazione “profetica” che,
specie ne
Ubaldi afferma: “Io non parlo per sfoggio di sapienza per
soddisfare la umana curiosità, io vado dritto allo scopo di migliorarvi
moralmente poiché io vengo per farvi del bene. Non mi vedrete fare alcuno
sforzo per riconnettere ed inquadrare questo mio pensiero nel pensiero
filosofico umano, a cui mi riferirò il meno possibile. Mi vedrete invece restare
continuamente in contatto con la fenomenologia dell’universo. Questa voce
veramente importa ascoltare, che contiene il pensiero di Dio. Comprendetemi,
voi che non credete, voi scettici, che reputate sapienza l’ignoranza delle alte
cose dello spirito e pure ammirate lo sforzo di conquista che ogni giorno
l’uomo compie sulle forze della natura. Io vi insegnerò a vincere la morte, a
superare il dolore, a vincere nella grandiosità immensa di una ‘vostra’
vita eterna; e non vi accorgerete voi con entusiasmo, alla fatica necessaria
per raggiungere così grandi risultati? Su dunque, uomini di buona volontà,
ascoltatemi! Prima comprendetemi con l’intelletto, e quando in questo sarà
fatta la luce e vedrete chiara la via nuova che io traccio, palpiterà allora anche
il vostro cuore e si accenderà la fiamma della passione affinché la luce si
tramuti in vita e il concetto in azione”7.
La stessa H. P. Blavatsky da parte sua invita invece il lettore a considerare
Passando poi a considerare la visione politica ubaldiana, la
stessa risulta fortemente caratterizzata in senso idealistico e persino “appiattita” su una concezione quasi
teologica dello Stato e del Capo. Per ben comprendere questo aspetto, è
necessario considerare la valenza etica di cui Ubaldi si fa portatore. Anche su
questo punto c’è una certa differenza rispetto alla visione teosofica moderna,
che ha interamente colto il significato della democrazia e dell’iniziativa
sociale.
Ma veniamo ad un ulteriore punto di unione fra approccio
teosofico e pensiero ubaldiano: è quello che riguarda l’intuizione e gli
aspetti del “supercosciente”; entrambi si ricollegano ai concetti
neoplatonici sul tema ed in particolare a quelli di Plotino8.
C’è infine in Ubaldi una forte spinta “teosofica” verso
la considerazione unitaria di Scienza e Fede e verso un processo tendente ad
una riunificazione col Tutto.
Come ebbe ad affermare il prof. Mollo: “In questa prospettiva
Ubaldi individua la possibilità di cogliere il rimando del microcosmo al
macrocosmo, convinto del fatto che la scienza sia chiamata a scoprire lo
spirito, in un processo di acquisizione di una ‘nuova coscienza cosmica’,
quale prodotto ultimo della vita, che ci permetterà di far sentire ogni uomo
non solo ‘membro di una umanità che comprende tutti gli esseri
dell’universo, ma di rappresentare una forza e di avere un gran compito nel
funzionamento organico dell’universo stesso’9”.
Possiamo concludere che il pensiero ubaldiano ha indubbia
affinità con quello teosofico e che alcuni aspetti fondamentali della
concezione teosofica (Karma, evoluzione, conciliazione fra fede e
ragione, importanza dell’intuizione, approccio olistico) sono ben presenti in
Pietro Ubaldi. Di un certo rilievo sono anche le differenze nel metodo (“rivelato”
per Ubaldi, maieutico per
Quel che è certo è che le differenze non “oscurano” le affinità. Anche per questo Pietro Ubaldi meriterebbe, a pieno titolo, di occupare un posto importante nella storia dell’evoluzione del moderno pensiero spirituale (e non solo).
Note:
1. Vedasi
gli Atti del Congresso del Centenario della Società Teosofica Italiana,
Vicenza 2002.
2. P.
Ubaldi,
3. Idem
ibidem, pag. 241.
4. Idem
ibidem, pag. 500.
5. Idem
ibidem, pag. 501.
6. Idem
ibidem, pagg. 302-303.
7. Idem
ibidem, pag. 13.
8. A.
Girardi, “Teosofia e Neoplatonismo”
in Atti del 92° Congresso Nazionale della Società Teopsofica Italiana, Vicenza
2006.
9. P.
Ubaldi,
Pietro Ubaldi nasce a Foligno il 18 agosto 1886. Laureatosi in
giurisprudenza si dedica all’insegnamento e vive a Gubbio dal 1932 al 1952. Nel
1931 inizia a scrivere messaggi spirituali che presto gli danno una certa
notorietà. Dal 1933 al 1945 scrive
Dopo un giro di conferenze in America Latina nel 1951, stabilisce nel 1952 la sua residenza a San Vincente di San Paolo, dove scrive dodici dei suoi ventiquattro volumi complessivi.
Muore nel 1972.
Nella facciata dell’abitazione che fu di Ubaldi a Gubbio, in via
della Cattedrale, un’epigrafe così recita: “Pietro Ubaldi, mistico
dell’Umbria, 1886-
Tratto da: