Teosofia e Neoplatonismo
Di: Antonio Girardi
E’ opinione diffusa, fra gli
studiosi, che il movimento teosofico moderno (il cui inizio possiamo far
coincidere con la fondazione della Società Teosofica, avvenuta a New York il 17
novembre 1875) sia debitore tanto per il termine “Teosofia”, quanto
per tutta una serie di contenuti, alla realtà della Scuola Neoplatonica attiva
ad Alessandria d’Egitto fin dal secondo secolo della nostra Era, Scuola che
dette vita ad un sistema eclettico di grande importanza e portata.
Si tratta indubbiamente di un’opinione che contiene
molti elementi di verità, anche se un’attenta analisi delle fonti ci induce ad
allargare ancor più i collegamenti storico-filosofici legati al concetto di
Teosofia.
Se è vero infatti che la
parola è di origine greca ed è composta da “Theos” che significa dio (nel
senso di “un dio” e non già di “Dio” con il significato che noi
diamo oggi a questa parola) e “Sofia” che significa Sapienza,
venendo quindi ad indicare una Conoscenza derivata dall’ispirazione o
intuizione diretta della verità, è altrettanto vero che non è possibile
circoscrivere questa possibilità ad una sola fonte culturale o religiosa. Ed
infatti la stessa Blavatsky cita Diogene Laerzio che fa risalire
Lo stesso autore ci dice che
il suo nome è copto e significa “consacrato ad Ammone”, il Dio
della Sapienza. Teosofia è l’equivalente del Brahma-Vidya, (cioè
sapienza divina) della tradizione induista.
Edoardo Bratina, con
l’attenzione che sempre gli è stata propria rileva che il termine Teosofia
venne usato da san Paolo nella prima Epistola ai Corinti (2,7), che risale
all’anno 50 d.C., dove dice: “parliamo della sapienza di Dio nel mistero,
preordinata da Dio, prima dei secoli”. E’ evidente in questo
passaggio l’allusione alla sapienza dei concetti universali di Platone (432-
Tale conoscenza si fonda su
esperienze di generazioni di studiosi, adepti e veggenti che si sono
avvicendati nel corso dell’esistenza terrena cioè nell’ambito in cui si è
sviluppata la psiche e la coscienza umana. L’intuizione delle cose spirituali
ha trovato il suo alveo nelle filosofie esoteriche delle scuole iniziatiche
collegate ai grandi sistemi religiosi del passato, dalla tradizione indù non
dualista di matrice Advaita Vedanta al Buddismo, dalla filosofia
alchemica medioevale alla Qabalah ed alla “Gnosi”, dai
sistemi egizi e greci alla Teosofia alessandrina.
Attraverso
Questa profonda capacità
intuitiva concretizzata nel “Samadhi” degli asceti indù;
nell’illuminazione mistica e spirituale dei Neoplatonici; nella “confabulazione
siderale delle anime” dei Rosa-Croce o dei filosofi del Fuoco, è
sempre identica in natura anche se diversa nella sua manifestazione. Molti
grandi pensatori e filosofi di ispirazione non dualista e pure molti fondatori
di nuove religioni o scuole di Saggezza possono essere considerati in senso
lato dei teosofi.
Helena Petrovna Blavatsky e
gli altri promotori della Società Teosofica, nello scegliere il nome
dell’Associazione si sono ispirati alla filosofia dei neoplatonici tra i quali
era corrente l’uso del temine “Teosofia” spesso citato da
Porfirio (233-305 d.C.), biografo di Plotino (206-270 d.C.) nell’opera “De
Abstinentia”, da Giamblico (morto nel 326 d.C.) nell’opera “De
Mysteriis”, da Dionigi nella “Theologia Mystica”, che tanta
influenza ebbe nel pensiero medievale e cui si ispirarono teologi, mistici e
filosofi per secoli, tra i quali ricordiamo san Bonaventura da Bagnoregio (1217-1274)
(“Itinerarium
Mentis in Deum”), Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), Meister
Eckart (1260-1328), Taulero (1300 ca-1361) e pure tutta una serie di mistici sufi
di chiara origine neoplatonica, come Ferid el-Din Attar, anch’esso vissuto nel
1200.
In particolare va rilevato
che con il Rinascimento e la ripresa dello studio degli autori classici per
opera di Marsilio Ficino (1443-1499) e
Nel progredire del tempo la
fiamma dell’impostazione neoplatonica non è venuta meno ed ecco allora Georg
Gichtel (1638-1710) con la sua “Theosophia Practica” che rivela
la realtà dei chakra, Louis Claude de Saint Martin (1743–1803) con la
sua corrispondenza teosofica con il barone Kirchberger von Liebstorf.
Pure in Swedenborg
(1688-1772) ed Antonio Rosmini (1797-1855), quest’ultimo autore di un’opera
titolata “Teosofia” in 8 volumi, è chiara l’influenza del pensiero
neoplatonico e teosofico, così come in alcuni filosofi tedeschi quali Goethe
(1749-1832), Fichte (1762-1814) e Schelling (1775-1854).
Tutto ciò dimostra la continuità del pensiero
teosofico attraverso i secoli.
Madame Blavatsky attribuisce il merito della
diffusione del termine “Teosofia” ad Ammonio Sacca
(160-243 d.C.) fondatore della Scuola di Filosofia Eclettica di Alessandria
d’Egitto, il quale ebbe tra i suoi discepoli Plotino (206-270 d.C.), Origene
(185?-253? d.C.), Clemente (150?-215? d.C.) ed altri eminenti prosecutori del
suo pensiero i quali si denominavano “Philalethes” ovvero amanti della
Verità, mentre venivano da altri definiti “Analogisti” perchè interpretavano
le leggende sacre, i miti simbolici ed i misteri con l’aiuto di analogie e
corrispondenze tra gli avvenimenti del mondo esteriore e le esperienze
dell’anima umana.
I teosofi, tuttavia,
esistevano già prima dell’era cristiana, come abbiamo sopra avuto modo di
constatare.
Molte antiche
scritture ci mostrano questa “Saggezza” quale emanazione del
Principio divino; e si comprenderà meglio ciò che essa è se si tiene conto
della sua correlazione, ad esempio, con
Correlazioni vi
sono pure anche con talune divinità femminili come Metis (personificazione
della saggezza e della prudenza, figlia di Oceano e di Teti); Neith (antica
divinità del Basso Egitto, signora dei Mestieri, colei che ha dato origine alla
vita tessendo col proprio telaio il mondo intero); Atena,
Taluni fra gli
antichi filosofi dell’Oriente e dell’Occidente, fra gli Ierofanti dell’antico
Egitto, fra i Rishi di Aryavarta, fra i Teodidaktoi della Grecia,
erano sicuramente portatori della conoscenza delle cose occulte ed
essenzialmente divine.
Se colleghiamo i
contenuti delle note precedenti ci rendiamo conto che è più facile dire che
cosa
Certo
E
Possiamo dire che
Non essendo una religione o
una filosofia dogmatica non è possibile ricondurre ad un unico concetto “cristallizzato” la realtà divina (molti
teosofi del resto praticano religioni diverse). Possiamo però dire che la
visione teosofica tiene conto da un lato non solo della realtà materiale e di
quella animica, ma anche di quella spirituale. La conseguenza è che acquista
rilievo la dimensione impersonale della realtà spirituale. Molte le forme del
divino quindi, ma unica la sua Realtà.
In estrema e incompleta
sintesi possiamo affermare che la visione del mondo di H.P.B teneva innanzi
tutto conto della limitatezza della percezione dei sensi fisici dell’uomo. La
sua ipotesi di lavoro era quella dell’esistenza di una eterna saggezza
contenuta nelle radici delle diverse espressioni culturali, filosofiche e
religiose dell’umanità. Questo non per dire che ciascuna forma è eguale
all’altra, ma nel senso di affermare che, oltre le forme, vi è un’unica realtà
fatta di un piano universale, una radice di eterna saggezza.
Tale visione del mondo,
unitaria ed evolutiva e scandita dalla legge di equilibrio cosmico (in Oriente
legge del karma) la portava a perseguire lo scopo della creazione di un ponte fra
Oriente ed Occidente e dell’affermazione di un metodo olistico nella
descrizione della realtà. Il sostegno convinta della Fratellanza Universale
senza distinzioni non poteva che essere la necessaria conseguenza di un
approccio di questo tipo.
Torniamo ora, ancora una
volta, al collegamento fra i Neoplatonici alessandrini
ed il moderno movimento teosofico. Lo facciamo comparando ora le tre
proposizioni fondamentali della Teosofia Eclettica con quelli che
sinteticamente potremmo definire i Principi essenziali della Teosofia in chiave
moderna, così come emerge dalla nascita della Società Teosofica ad oggi.
Queste le
proposizioni della Teosofia Eclettica:
1.
La credenza in una Divinità od Essenza infinita, assoluta,
incomprensibile e suprema. Radice di tutta la natura e di tutto ciò che esiste,
visibile ed invisibile;
2.
La credenza nella natura immortale ed eterna dell’uomo, quale
radiazione dell’Anima Universale e quindi identica nell’essenza; ne consegue la
derivazione da Dio di tutte le cose esistenti con una distinzione fra il mondo
intelligibile ed il mondo sensibile. Quest’ultimo è una “parvenza” del
primo, cui si può però ritornare attraverso un’opera di intercorrelazione, che
può giungere all’estasi, cioè all’unione con Dio.
3.
Possiamo osservare di
seguito leggendo ed intuendo quanto sintetizzato nei Principi essenziali della
Teosofia in chiave moderna che le analogie ed i collegamenti possibili sono
notevoli e che la divergenza essenziale riguarda il principio della pratica
teurgica, sconfessata e respinta dal movimento teosofico moderno sulla base
della considerazione che la vera Teurgia divina esige una purezza ed una
santità di vita pressoché sovraumane, degenerando in tutti gli altri casi in
medianità o in magia “nera”.
Ecco dunque una
possibile sintesi dei Principi essenziali della Teosofia di oggi:
1.
Esistenza di una Intelligenza Suprema, quale unica Realtà
immanente e trascendente di cui tutte le altre non sono che manifestazioni
parziali;
2.
Esistenza dell’Evoluzione, quale manifestazione graduale e
finalistica della Vita imperitura, in tutte le forme;
3.
Esistenza di una Legge universale di Equilibrio, integrata dal
periodico rinnovamento o palingenesi di tutto quanto esiste, dai microrganismi
ai mondi siderali.
Un’affermazione
di Einstein ci può far meglio comprendere la straordinaria e scientifica
modernità della Teosofia. Affermava infatti il grande scienziato: “Io
credo in Dio che si rivela nell’armonia ordinata dell’universo. Credo che
l’Intelligenza si manifesta in tutta
Per testimoniare
il segno della continuità nel tempo della “radice
teosofica” è possibile rifarsi ad una affermazione di Plotino, forse il più
grande fra i Neoplatonici dei primi secoli della nostra Era. Plotino ci dice
che la conoscenza della Teosofia ha tre gradi: opinione, scienza ed
illuminazione. Il mezzo o lo strumento per acquisire la prima è la sensazione o
percezione; per pervenire alla seconda, la dialettica; per la terza è
l’intuizione. La ragione è subordinata perché l’intuizione è conoscenza
assoluta, fondata sull’identificazione della mente con l’oggetto conosciuto.
Certo le parole
di Plotino trovano eco nel nostro cuore ed il trinomio Osservazione, Maieutica,
Meditazione come abbattimento della barriera fra Osservatore e cosa osservata
ci riporta improvvisamente al presente, al messaggio di Jiddu Krishnamurti e di
filosofi come Bergson.
Bibliografia:
1.
H.P.
Blavatsky,
2. H.P.
Blavatsky, Iside Svelata, Accademia Studi Teosofici, Trieste, 1994;
3. H.P.
Blavatsky,
4. H.P.
Blavatsky, Glossario Teosofico, Editrice
Libraria Sirio, Trieste, 1967;
5. H.P.
Blavatsky, The Theosophical Glossary, London 1892 (di prossima
pubblicazione in italiano da parte di Edizioni Teosofiche Italiane);
6. E.Bratina,
Chi sono i Teosofi, Accademia Studi Teosofici, Trieste, 1995;
7. G.Faggin
(a cura di) Plotino, Enneadi, Rusconi
Editore Milano 1992;
8. G.Faggin,
Storia della Filosofia (in tre volumi) Principato Editore, Milano,
1966-1969;
9. J.Santucci,
10.
N.Abbagnano,
Dizionario di Filosofia, UTET, Torino 1984;
11.
S.Demarchi,
Il Pensiero Teosofico nella Filosofia Antica, Edizioni Teosofiche
Italiane, Vicenza 2006.
Relazione tenuta al Congresso Nazionale 2006 a Pescia (PT).